martedì 26 giugno 2007

Racconti d'estate 1 - Ma che caldo fa!




Roma, 26/06/2007




E' arrivata l'estate. E si sente. Non avevo mai sofferto, ancora, il caldo quest'anno. Ci sono stati dei giorni in cui la temperatura è stata effettivamente molto alta, ma la sera l'aria s'era sempre rinfrescata. La notte, confesso, mi sono sempre tenuta il lenzuolo addosso.


Non stanotte, però.


Mi sono messa a letto tardi; forse ero già insofferente e non riuscivo a smettere di fare e di sistemare in giro per casa. Poi finalmente, dopo una doccia fresca mi decido e mi sdraio sul letto. Finestra aperta. Serranda alzata quanto basta per far entrare l'aria e tenere fuori occhi indiscreti. Almeno credo.


Aria. Quale aria?. Non se ne muove un filo di aria. La tenda color arancio non fa una piega. Non si muove. Sono certa che se passasse una mosca avrebbe almeno un sussulto. E invece no. E' assolutamente immobile.


Cambio posizione, cercando sollievo e mi giro verso la finestra. Ci sono ancora parecchie luci accese di fronte. Sono le 2.00. Siamo tanti a non dormire.


Rimango ad osservare. Non riuscendo a dormire, cerco di distrarmi. Dopo un po' qualcuno cede e qualche luce si spenge. Al terzo piano c'è un ragazzo che lavora al pc, gira i fogli che ha sul tavolo, in continuazione. Mi chiedo se sia uno scrittore e cerco di indovinare la trama del suo libro. Forse è un impiegato o un avvocato che ha portato le carte a casa. No. E' troppo giovane. Mi sembra di riconoscerlo. E' un ragazzo che incontro ogni tanto al supermercato sotto casa. Si affaccia al balcone. In controluce non distinguo bene. Mi sembra proprio lui. E' uno studente universitario. Ce ne sono tanti in zona che studiano lontano da casa. Mi chiedo se qualche volta si sente solo come me. Forse adesso, che sembra che guardi nel vuoto. Sta ancora qualche istante e rientra per ricontrollare i suoi appunti.


Ancora qualche finestra che si chiude. Qualche luce che si addormenta. Un bagliore in continuo movimento, ad un piano troppo alto per guardare dentro, mi fa intuire che qualcuno passi la nottata davanti alla tv.


Si accende un lume nuovo. Poco distante dallo studente. Un piano più sù. Un uomo di mezza età. Ben vestito, mi sembra. Anche lui cerca respiro sul balcone. Anche lui, come me, sembra spiare dentro le case. Osserva, guarda e scala i piani, uno a uno. Ad un certo punto ho l'impressione che mi stia osservando. Io ho la luce spenta, ma il bagliore dei lampioni della strada potrebbero lasciar trasparire qualche ombra.


Allora non mi muovo.


Nemmeno lui si muove.


Forse mi vede veramente. E aspetta. Un movimento. Un cenno. Quasi trattengo il respiro. Di più non posso fare.


Guarda verso l'alto, adesso. Forse spera di percepire il bagliore di qualche stella troppo luminosa per essere offuscata dalle luci della città. Abbassa la tapparella. Si vede ancora qualche ombra in movimento. Poi la luce si spegne. Tra poco dormirà anche lui.


Guardo l'orologio. Sono le 4.00. Cerco di distrarmi e penso alle cose da fare nel giorno che sta arrivando. E' peggio e mi agito ancora.


Eccolo. Un sospiro di vento. Ancora un soffio. Finalmente è arrivato un pò di fresco. Chiudo gli occhi e mi addormento. Tra due ore suonerà la sveglia e sarà un altro giorno.

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