venerdì 24 agosto 2007

Tempo di vacanza

Tempo di vacanza. Ancora un giorno di lavoro (oggi) e poi in vacanza. Ci saranno, al mio ritorno, nuovi profumi e nuove vite incontrate. Faranno parte indelebile di un prossimo passato.
Nuovi racconti.
E' vero che le esperienze, anche quelle leggere come le vacanze, ci cambiano lentamente e inesorabilmente, ma, stavolta, ho come l'impressione che al mio ritorno nulla sarà lo stesso. Nemmeno io.
Forse è un timore. O forse è una speranza.
Intanto si parte.

martedì 21 agosto 2007

Gli occhi di mia madre

Ieri sera ti ho vista. Come tante altre volte, ma con occhi diversi. Mentre parlavo con la persona che mia sorella ed io abbiamo scelto per prendersi cura di te, tu camminavi silenziosa per casa. Non c'è una meta per te. Passi dalla camera della nonna all'ingresso, dalla cucina al salotto. Poi di nuovo attraverso l'ingresso arrivi in camera tua e torni di nuovo indietro. Sei così silenziosa. A volte mi guardi. Apri la bocca come per dire qualcosa, ma il suono che esce ha un significato solo per me. Chi ci è vicino non ti può capire. Sei dimagrita molto. Sei più magra ogni volta che ti vedo. Mi chiedo se un giorno arriverò qui e sarai semplicemente sparita. Senza dolore. Senza rumore. Come adesso che continui a camminare. I vestiti che ti stanno larghi ti fanno sembrare ancora più minuta. Quel bel seno orgoglioso che avevi non si nota nemmeno più. Se non fossi certa che sei viva penserei di avere la visione di un fantasma. Sei quasi eterea.
I tuoi occhi.
I tuoi occhi, un tempo, all'inizio della malattia erano persi. Se li guardavo non sapevo dove mi avrebbero condotto. Forse, all'inizio, ti rendevi conto di quello che ti stava accadendo e la paura del vuoto che ti attendeva, disorientava la tua mente e i tuoi pensieri giravano senza fine e senza meta. Come fai tu adesso, mentre cammini fra le stanze di questa grande casa.
I tuoi occhi, adesso, sono più piccoli. Quando ero una bambina mi dicevi che ero nata con degli occhi molto belli e molto grandi. Che i miei occhi erano rimasti così ed io ci ero cresciuta intorno. I tuoi occhi sembrano essersi ridimensionati. Sono così piccoli, ma così intensi nel colore come nell'espressione. Parlano. Dicono le parole che tu non riesci più a dire. Muovono le tue mani e le parti del tuo corpo che la tua mente non riesce più a comandare. I tuoi occhi mi inchiodano. Come hanno sempre fatto. Ad un passato di dolore.
Il tuo e il mio, quando papà non c'è più stato.
Sei invecchiata in fretta. Sono cresciuta in fretta.
Mia figlia mi dice che se smetterò di mangiare tornerò bambina come lo è lei adesso. Lei mangerà tanto e diventerà grande, così lavorerà al posto mio e mi darà da mangiare con il cucchiaino, mentre sto seduta nel seggiolone.
Forse è quello che è accaduto a noi. Io sono cresciuta, anche se non mi sono mai nutrita molto. E tu sei diventata bambina. Non hai mai smesso di nutrirti, ma non hai più assaggiato la vita. Ti sei lasciata andare perchè la vita stessa ti aveva chiesto troppo. E quando hai pensato che le tue figlie potessero fare da sole sei andata via. Hai chiuso la porta della mente.
Noi, in realtà, avremmo avuto ancora bisogno di te. Delle tue alzate di testa, come dei tuoi consigli, del tuo amore come della tua follia.
Ma, guardando quegli occhi, so che se non fossi fuggita dalla realtà, un giorno la vita avrebbe spaccato il tuo cuore. E, quando guardo quegli occhi, non è necessario che tu dica nulla. So che mi vuoi bene e che sarai sempre con me.
Ti voglio bene, mamma.

giovedì 16 agosto 2007

Mal di testa

Continuo a sostenere che quando le giornate cominciano male è meglio lasciare perdere. Non c'è rimedio e non c'è soluzione, perchè il resto di quella giornata non sarà certo meglio.
Oggi è così.
Mi ero abituata così bene a dormire che queste ultime notti insonni mi stanno distruggendo e mi rovinano irrimediabilmente la giornata. Sono ormai svariate le notti in cui dormo poco e vengo tormentata da incubi, che non sempre ricordo ma che mi lasciano una sensazione brutta, una specie di peso, di magone. Cerco di non pensarci. Ma oggi c'è qualcosa di diverso. La nottataccia mi ha lasciato anche un latente mal di testa. Era già lì quando mi sono svegliata dai brutti sogni, ma era appena accennato. Con il passare delle ore si è silenziosamente intensificato. Si è ramificato ed ora è molto più intenso. Insistente. Martellante. Dominante.
Sì dominante. Perchè sta condizionando la mia giornata. E non voglio permetterlo. Vorrei annientarlo, ma siccome non ho nessuna intenzione di pranzare non posso nemmeno prendere una pillolina miracolosa che lo faccia andar via.
E allora che cosa vuoi ?? Direte voi. Niente. Volevo solo condividere. Si dice mal comune mezzo gaudio. Speravo forse in un miracolo, ma niente. Mi tengo il mal di testa e torno quando sto meglio.
E non so se è colpa del mal di testa, ma oggi sembrano tutti scontrosi, vanno tutti troppo di fretta e il "clima" si sta mettendo davvero male.
Mi auguro che la giornata migliori !!

giovedì 9 agosto 2007

Angeli e Demoni

Ieri sera è arrivato un Angelo in casa mia. Ognuno di noi ne ha uno accanto. Angelo è chi ti protegge e ti aiuta. Chi sta lì e ti ascolta in silenzio, anche quando le cose che dici possono far male nel profondo. Chi ti parla scegliendo le parole per toglierti dal cuore il peso che non ti fa piangere. Che non ti fa dormire. Ti toglie la paura e l'angoscia del domani. Il mio Angelo c'è sempre. Anche quando non lo vedo so che c'è. Nei miei pensieri, nel mio cuore, nel mio stomaco. In ogni posto. Fuori e dentro. E' quello che mi fa felice.
So che questa felicità ha un prezzo.
Arriverà un giorno il Demone che è rimasto nascosto tutto il tempo. Non è intervenuto quando mi ha visto ridere. Non si è presentato quando ha sentito la mia gioia. Non ha urlato per svegliare il mio sonno e non ha disturbato la mia serenità. Ma quando l'Angelo si allontana, anche solo per qualche momento, allora il Demone arriva. A volte è silenzioso, sottile. E' come un lieve mal di testa. Un sassolino nella scarpa. A volte irrompe con tutta la sua forza.

E sono lacrime.

Non importa. Ora. Se vivessi ogni momento aspettando il Demone, non potrei essere felice. Mai. Nemmeno quando c'è il mio Angelo.

La felicità è un viaggio. Non una destinazione.

giovedì 2 agosto 2007

Racconti d'estate 4 - Vampiri e farfalle

Dopo il caldo torrido dei giorni scorsi, la temperatura serale si è fatta più gradevole. Nonostante questo, è ancora necessario tenere la finestra aperta. La serata è andata bene: cena tra amiche e tante chiacchiere. Sarà stata la cena abbondante (rigorosamente preparata da me), sarà stato il vino fresco e gradevole, l'ora tarda e gli argomenti trattati, di cui ad un certo punto abbiamo perso il controllo, ma non riesco proprio a prendere sonno. Mi giro e rigiro nel letto. Non è il caldo: la finestra aperta lascia entrare una brezza fresca e gradevole. Spengo la tv, tanto non mi aiuta. Piano piano riesco a scivolare in una specie di dormiveglia, dove tutto è sogno, ma sembra realtà. In questo stato di assopimento i pensieri frullano in testa e si confondono, si trasformano in altri pensieri: cambiano i fatti e i personaggi, cambiano gli stati d'animo e la percezione del vero si fa più confusa.
All'improvviso mi sembra di sentire un rumore. Sono distratta dal turbinio mentale e capirne la provenienza e la natura è impossibile. Penso allora di essermi sbagliata. La finestra della camera da sulla strada. Potrebbe essere stato chiunque. O, qualunque cosa. Un auto. Un barbone. Un gatto. Di nuovo. Un fruscio, forse. Sì ma da dove. Vorrei capire meglio, ma, adesso che sono sulla via del sonno, non voglio interrompere la magia. Non voglio svegliarmi.
Di nuovo. Adesso ho un sussulto. Sono sveglia. Al terzo tentativo era prevedibile.
Apro gli occhi. Mi bruciano un po'. Con l'aiuto della luce dei lampioni accesi in strada, cerco di scrutare la stanza. Niente, ma il rumore si sente sempre e viene dall'interno della casa. Sono sola e non ho molte alternative. Mi faccio coraggio e mi alzo dal letto per andare a controllare.
In genere le tenebre hanno il potere di amplificare e modificare la realtà. Un piccolo rumore, un rubinetto che gocciola, un vicino che gironzola per casa insonne possono diventare incubi.
Comunque, vado. Accendo le luci. Prima all'ingresso e poi in salotto. Niente. Poi la stanza degli ospiti. Il ripostiglio. I bagni. Prima uno e poi l'altro. Niente. Spengo tutto e torno verso la mia stanza da letto. Proprio quando mi sto per sdraiare di nuovo, un altro rumore alle spalle. Un'ombra. Ma non ho il tempo di girarmi. Mi sento afferrare per un braccio. Faccio un mezzo giro e cado sul letto. Cerco di divincolarmi, mi oppongo ma è più forte. Sento qualcosa che affonda nel collo. Un dolore acuto. Sono denti. E' un vampiro. Ma è possibile? Sento ancora un affondo. Faccio ancora un tentativo di fuga, ma è inutile. Adesso mi sento debole. Mi mancano le forze e mi lascio andare. E' come addormentarsi. Cado in un sonno profondo.

Ore 07.00am: un rumore forte mi fa sobbalzare. E' la sveglia che mi dice che è ora di andare a lavoro. D'improvviso mi viene alla mente quanto è accaduto stanotte. Spio intorno ma non c'è nessuno. D'istinto mi porto la mano al collo. Non c'è niente. Niente ferite. Niente sangue. Poco più in là, morta sul letto una falena. Forse ho lottato con lei stanotte ed io ho avuto la meglio. Che scema a pensare di essere stata aggredita da un vampiro.

Vado in bagno per la doccia. Mi guardo allo specchio per controllare se sono presentabile o meno. Sul collo, niente ferite, niente sangue. Ma due punti rossi. Come il segno di un morso. Non indago e mi butto sotto la doccia. Comincia una nuova giornata.