Dopo il caldo torrido dei giorni scorsi, la temperatura serale si è fatta più gradevole. Nonostante questo, è ancora necessario tenere la finestra aperta. La serata è andata bene: cena tra amiche e tante chiacchiere. Sarà stata la cena abbondante (rigorosamente preparata da me), sarà stato il vino fresco e gradevole, l'ora tarda e gli argomenti trattati, di cui ad un certo punto abbiamo perso il controllo, ma non riesco proprio a prendere sonno. Mi giro e rigiro nel letto. Non è il caldo: la finestra aperta lascia entrare una brezza fresca e gradevole. Spengo la tv, tanto non mi aiuta. Piano piano riesco a scivolare in una specie di dormiveglia, dove tutto è sogno, ma sembra realtà. In questo stato di assopimento i pensieri frullano in testa e si confondono, si trasformano in altri pensieri: cambiano i fatti e i personaggi, cambiano gli stati d'animo e la percezione del vero si fa più confusa.
All'improvviso mi sembra di sentire un rumore. Sono distratta dal turbinio mentale e capirne la provenienza e la natura è impossibile. Penso allora di essermi sbagliata. La finestra della camera da sulla strada. Potrebbe essere stato chiunque. O, qualunque cosa. Un auto. Un barbone. Un gatto. Di nuovo. Un fruscio, forse. Sì ma da dove. Vorrei capire meglio, ma, adesso che sono sulla via del sonno, non voglio interrompere la magia. Non voglio svegliarmi.
Di nuovo. Adesso ho un sussulto. Sono sveglia. Al terzo tentativo era prevedibile.
Apro gli occhi. Mi bruciano un po'. Con l'aiuto della luce dei lampioni accesi in strada, cerco di scrutare la stanza. Niente, ma il rumore si sente sempre e viene dall'interno della casa. Sono sola e non ho molte alternative. Mi faccio coraggio e mi alzo dal letto per andare a controllare.
In genere le tenebre hanno il potere di amplificare e modificare la realtà. Un piccolo rumore, un rubinetto che gocciola, un vicino che gironzola per casa insonne possono diventare incubi.
Comunque, vado. Accendo le luci. Prima all'ingresso e poi in salotto. Niente. Poi la stanza degli ospiti. Il ripostiglio. I bagni. Prima uno e poi l'altro. Niente. Spengo tutto e torno verso la mia stanza da letto. Proprio quando mi sto per sdraiare di nuovo, un altro rumore alle spalle. Un'ombra. Ma non ho il tempo di girarmi. Mi sento afferrare per un braccio. Faccio un mezzo giro e cado sul letto. Cerco di divincolarmi, mi oppongo ma è più forte. Sento qualcosa che affonda nel collo. Un dolore acuto. Sono denti. E' un vampiro. Ma è possibile? Sento ancora un affondo. Faccio ancora un tentativo di fuga, ma è inutile. Adesso mi sento debole. Mi mancano le forze e mi lascio andare. E' come addormentarsi. Cado in un sonno profondo.
Ore 07.00am: un rumore forte mi fa sobbalzare. E' la sveglia che mi dice che è ora di andare a lavoro. D'improvviso mi viene alla mente quanto è accaduto stanotte. Spio intorno ma non c'è nessuno. D'istinto mi porto la mano al collo. Non c'è niente. Niente ferite. Niente sangue. Poco più in là, morta sul letto una falena. Forse ho lottato con lei stanotte ed io ho avuto la meglio. Che scema a pensare di essere stata aggredita da un vampiro.
Vado in bagno per la doccia. Mi guardo allo specchio per controllare se sono presentabile o meno. Sul collo, niente ferite, niente sangue. Ma due punti rossi. Come il segno di un morso. Non indago e mi butto sotto la doccia. Comincia una nuova giornata.
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giovedì 2 agosto 2007
giovedì 12 luglio 2007
Racconti d'estate 3 - Curzio
A volte uno si chiede come nascono le favole, le storie di fantasia e i racconti, brevi o meno, che si leggono sui quotidiani, nei libri e nei blog. Nascono così: mentre scrivevo il post precedente, parlando di tane e animali, si è accesa una lampadina ed ecco partita la storia.
Curzio è un orsetto marsicano,molto buffo. Zampetta nel bosco con un'andatura lenta e morbida. E' caldo anche nel bosco e, con tutto quel pelo, il riparo degli alberi non porta sollievo. L'afa rallenta ancora di più i suoi movimenti e quasi gongola mentre si inoltra nella boscaglia, fitta e verde.
Curzio è solo un cucciolo e sicuramente mamma orsa lo sta cercando, ma lui è deciso a fare un giretto tutto solo, forse vuol dimostrare di essere diventato grande. Si addentra dove i cespugli coprono i sentieri. Annusa la terra, come in cerca di qualcosa. Prosegue sulla linea di un tronco e tira su la testa per assaporare l'aria. Qualche raggio di sole che filtra dai rami fitti degli alberi illumina il bel pelo e ne fa riflessi quasi ramati. Ha un musetto dolce e adesso ha un espressione di curiosità. Forse ha captato qualcosa di veramente interessante con quel tartufone che si ritrova al posto del naso. Cammina ancora, annusa ancora.
Quasi affretta il passo. Deve, effettivamente, aver fiutato quello che cercava. Continua il suo cammino, adesso è più deciso, quasi veloce. Quando si apre una piccola radura si vede un corso d'acqua che scorre veloce. Se non fossi stata distratta da Curzio ne avrei sentito il rumore. Curzio temporeggia un po' sulla riva. Punta qualcosa nell'acqua. Osserva. Saltella prima su un piede e poi sull'altro. Come fosse impaziente. Indeciso. All'improvviso si tuffa. Si alza e si ributta nel fiumiciattolo. Si gira e si rigira. Si gode finalmente un po' di frescura.
Dietro un cespuglio non troppo fitto, si intuisce un ombra. E' la mamma di Curzio. Sembra spiare il suo cucciolo. Quando pensa che si sia divertito abbastanza, spunta fuori in tutta la sua mole. E' enorme, ma quello che a noi sembra minaccioso fa saltare di gioia il piccolo Curzio. La mamma lo raggiunge nell'acqua. Quando lei è abbastanza vicina Curzio si blocca. Ha forse paura di un rimprovero. Lei è ora a un passo. Avvicina il muso e da un colpetto sul naso del piccolo, come fosse un buffetto. Curzio fa un saltello e muove il sederotto. Se fosse un cane, starebbe scodinzolando. E' più felice ora che la sua mamma fa il bagno con lui.
Dopo tutto c'è tempo per crescere e girare la foresta in solitudine.
Curzio è un orsetto marsicano,molto buffo. Zampetta nel bosco con un'andatura lenta e morbida. E' caldo anche nel bosco e, con tutto quel pelo, il riparo degli alberi non porta sollievo. L'afa rallenta ancora di più i suoi movimenti e quasi gongola mentre si inoltra nella boscaglia, fitta e verde.
Curzio è solo un cucciolo e sicuramente mamma orsa lo sta cercando, ma lui è deciso a fare un giretto tutto solo, forse vuol dimostrare di essere diventato grande. Si addentra dove i cespugli coprono i sentieri. Annusa la terra, come in cerca di qualcosa. Prosegue sulla linea di un tronco e tira su la testa per assaporare l'aria. Qualche raggio di sole che filtra dai rami fitti degli alberi illumina il bel pelo e ne fa riflessi quasi ramati. Ha un musetto dolce e adesso ha un espressione di curiosità. Forse ha captato qualcosa di veramente interessante con quel tartufone che si ritrova al posto del naso. Cammina ancora, annusa ancora.
Quasi affretta il passo. Deve, effettivamente, aver fiutato quello che cercava. Continua il suo cammino, adesso è più deciso, quasi veloce. Quando si apre una piccola radura si vede un corso d'acqua che scorre veloce. Se non fossi stata distratta da Curzio ne avrei sentito il rumore. Curzio temporeggia un po' sulla riva. Punta qualcosa nell'acqua. Osserva. Saltella prima su un piede e poi sull'altro. Come fosse impaziente. Indeciso. All'improvviso si tuffa. Si alza e si ributta nel fiumiciattolo. Si gira e si rigira. Si gode finalmente un po' di frescura.
Dietro un cespuglio non troppo fitto, si intuisce un ombra. E' la mamma di Curzio. Sembra spiare il suo cucciolo. Quando pensa che si sia divertito abbastanza, spunta fuori in tutta la sua mole. E' enorme, ma quello che a noi sembra minaccioso fa saltare di gioia il piccolo Curzio. La mamma lo raggiunge nell'acqua. Quando lei è abbastanza vicina Curzio si blocca. Ha forse paura di un rimprovero. Lei è ora a un passo. Avvicina il muso e da un colpetto sul naso del piccolo, come fosse un buffetto. Curzio fa un saltello e muove il sederotto. Se fosse un cane, starebbe scodinzolando. E' più felice ora che la sua mamma fa il bagno con lui.
Dopo tutto c'è tempo per crescere e girare la foresta in solitudine.
lunedì 9 luglio 2007
Racconti d'estate 2 - Gedeone
Era un po' che volevo far conoscere la mia amica alla mia unica e mitica sorellona. Sabato ho organizzato un incontro. Eravamo noi tre e una marea di bambini tra nipoti, amici ecc. Forse non erano poi così tanti, ma dal terremoto che ci girava intorno sembrava di stare in mezzo alla "carica dei 101".
Tenerli buoni non è facile. Puoi giocare a nascondino, ma quando hai superato i 30 anni, chissà com'è corrono tutti, inevitabilmente, più di te. Soprattutto se hai passato le ultime due ore a spingere il trattore, salvare il tuo cane dalle grinfie dei pargoli, evitare il disboscamento del giardino tanto curato dai tuoi zii (per fortuna momentaneamente in vacanza), corso a perdifiato per acchiappare prima uno e poi l'altro, illudendoti di afferrarne uno e fargli vedere che non sei una zia mollacciona (ovviamente senza successo!).
Mentre mia sorella e la mia amica parlavano amabilmente e preparavano la cena, io avevo quasi perso le speranze di uscirne viva. Mi chiedevo come avrei fatto a finire la serata senza danni permanenti nel corpo e, soprattutto, nell'orgoglio.
Per fortuna, dopo cena, quando i piccoli killer avevano riconquistato energia (semmai l'avessero persa) e io temevo, ormai, di non poter sopravvivere oltre, è arrivato Gedeone. E' stato la mia salvezza. Non l'avevo visto arrivando. Presa dalle presentazioni e dall'orda di pargoli impazzita, non avevo notato che se ne stava lì, immobile, silenzoso e pensieroso.
Appena ho visto i "guerrieri" riprendere le armi per ricominciare la battaglia, li ho fermati subito. Gedeone non poteva essere disturbato. Incredibile l'effetto che Gedeone ha avuto, immediatamente, sui bambini. Fermi, immobili. In silenzio. Ho colto l'attimo e ho iniziato a raccontare loro la sua storia. Gedeone, infatti, è una creatura non certo rara, ma singolarmente interessante e, come tutti noi, ha avuto le sue vicissitudini. Quando era molto piccolo ha rischiato molte volte di morire in battaglia e, se ciò non è avvenuto, è stato solo per la forza ed il coraggio che ha sempre avuto. Oltre ad essere un gran lottatore e a conquistarsi ogni giorno il suo pasto, Gedeone ha anche delle doti non poi così nascoste. Le sue opere di tela le puoi trovare ovunque. Non hai bisogno di andare in un museo. Basta guardare bene nei giardini, tra gli alberi o i fiori, accanto al pozzo dell'acqua. A volte anche in casa. Anche se Gedeone non è un esibizionista e, nella sua umiltà, le opere migliori le tiene in cantina. Gedeone ha anche una dolce compagna, che è una ricamatrice eccezionale. I disegni che sa intrecciare sono ogni volta unici e inconfondibili.
I bambini mi guardano. Sono affascinati, ma non ho ancora convinto i più furbi. Qui ci vuole un po' di fantasia.
Gedeone è un principe. (Alle bimbe si illuminano gli occhi). Sulla schiena ha una croce. Un segno importante. Lo distingue dagli altri che non ce l'hanno. E tutti sanno che lui è il capo, la guida. Il principe regnante e nessuno è più forte e importante di lui. Gedeone e la sua principessa, però, non amano la vita mondana. Non organizzano balli e feste. Si dice, però, che ogni tanto qualcuno vada a trovarli e, forse perchè affascinato dall'ospitalità, rimanga colpito dalla "rete" di accoglienza e non ne esca più.
Ma queste sono solo leggende. Gedeone è così timido ed è per questo che non vuole essere disturbato e, a qualche impertinente che insiste per toccarlo, gli dico di avvicinarsi e provare a salutarlo. Fatto qualche passo ed allungata la mano Gedeone scappa come una furia e non esce più!
I bambini si sono calmati, Gedeone è andato a dormire. E' ora di tornare a casa anche per noi.
Solo Anna, la mia dolce nipotina è ancora perplessa e un po' spaventata. Mia sorella mi guarda di traverso e con lo sguardo mi rimprovera per averla agitata. Allora prendo Anna in braccio e le dico che Gedeone è buono e conosce i segreti di tutti i bambini. Lui sa che lei ha paura delle mosche ed è per questo che quando lo vanno a trovare non le lascia andare più via.
Mi guarda con quel visino delicato, da vera principessa. Si apre un dolcissimo sorriso.
E adesso, tutti a nanna.
Tenerli buoni non è facile. Puoi giocare a nascondino, ma quando hai superato i 30 anni, chissà com'è corrono tutti, inevitabilmente, più di te. Soprattutto se hai passato le ultime due ore a spingere il trattore, salvare il tuo cane dalle grinfie dei pargoli, evitare il disboscamento del giardino tanto curato dai tuoi zii (per fortuna momentaneamente in vacanza), corso a perdifiato per acchiappare prima uno e poi l'altro, illudendoti di afferrarne uno e fargli vedere che non sei una zia mollacciona (ovviamente senza successo!).
Mentre mia sorella e la mia amica parlavano amabilmente e preparavano la cena, io avevo quasi perso le speranze di uscirne viva. Mi chiedevo come avrei fatto a finire la serata senza danni permanenti nel corpo e, soprattutto, nell'orgoglio.
Per fortuna, dopo cena, quando i piccoli killer avevano riconquistato energia (semmai l'avessero persa) e io temevo, ormai, di non poter sopravvivere oltre, è arrivato Gedeone. E' stato la mia salvezza. Non l'avevo visto arrivando. Presa dalle presentazioni e dall'orda di pargoli impazzita, non avevo notato che se ne stava lì, immobile, silenzoso e pensieroso.
Appena ho visto i "guerrieri" riprendere le armi per ricominciare la battaglia, li ho fermati subito. Gedeone non poteva essere disturbato. Incredibile l'effetto che Gedeone ha avuto, immediatamente, sui bambini. Fermi, immobili. In silenzio. Ho colto l'attimo e ho iniziato a raccontare loro la sua storia. Gedeone, infatti, è una creatura non certo rara, ma singolarmente interessante e, come tutti noi, ha avuto le sue vicissitudini. Quando era molto piccolo ha rischiato molte volte di morire in battaglia e, se ciò non è avvenuto, è stato solo per la forza ed il coraggio che ha sempre avuto. Oltre ad essere un gran lottatore e a conquistarsi ogni giorno il suo pasto, Gedeone ha anche delle doti non poi così nascoste. Le sue opere di tela le puoi trovare ovunque. Non hai bisogno di andare in un museo. Basta guardare bene nei giardini, tra gli alberi o i fiori, accanto al pozzo dell'acqua. A volte anche in casa. Anche se Gedeone non è un esibizionista e, nella sua umiltà, le opere migliori le tiene in cantina. Gedeone ha anche una dolce compagna, che è una ricamatrice eccezionale. I disegni che sa intrecciare sono ogni volta unici e inconfondibili.
I bambini mi guardano. Sono affascinati, ma non ho ancora convinto i più furbi. Qui ci vuole un po' di fantasia.
Gedeone è un principe. (Alle bimbe si illuminano gli occhi). Sulla schiena ha una croce. Un segno importante. Lo distingue dagli altri che non ce l'hanno. E tutti sanno che lui è il capo, la guida. Il principe regnante e nessuno è più forte e importante di lui. Gedeone e la sua principessa, però, non amano la vita mondana. Non organizzano balli e feste. Si dice, però, che ogni tanto qualcuno vada a trovarli e, forse perchè affascinato dall'ospitalità, rimanga colpito dalla "rete" di accoglienza e non ne esca più.
Ma queste sono solo leggende. Gedeone è così timido ed è per questo che non vuole essere disturbato e, a qualche impertinente che insiste per toccarlo, gli dico di avvicinarsi e provare a salutarlo. Fatto qualche passo ed allungata la mano Gedeone scappa come una furia e non esce più!
I bambini si sono calmati, Gedeone è andato a dormire. E' ora di tornare a casa anche per noi.
Solo Anna, la mia dolce nipotina è ancora perplessa e un po' spaventata. Mia sorella mi guarda di traverso e con lo sguardo mi rimprovera per averla agitata. Allora prendo Anna in braccio e le dico che Gedeone è buono e conosce i segreti di tutti i bambini. Lui sa che lei ha paura delle mosche ed è per questo che quando lo vanno a trovare non le lascia andare più via.
Mi guarda con quel visino delicato, da vera principessa. Si apre un dolcissimo sorriso.
E adesso, tutti a nanna.
martedì 26 giugno 2007
Racconti d'estate 1 - Ma che caldo fa!

Roma, 26/06/2007
E' arrivata l'estate. E si sente. Non avevo mai sofferto, ancora, il caldo quest'anno. Ci sono stati dei giorni in cui la temperatura è stata effettivamente molto alta, ma la sera l'aria s'era sempre rinfrescata. La notte, confesso, mi sono sempre tenuta il lenzuolo addosso.
Non stanotte, però.
Mi sono messa a letto tardi; forse ero già insofferente e non riuscivo a smettere di fare e di sistemare in giro per casa. Poi finalmente, dopo una doccia fresca mi decido e mi sdraio sul letto. Finestra aperta. Serranda alzata quanto basta per far entrare l'aria e tenere fuori occhi indiscreti. Almeno credo.
Aria. Quale aria?. Non se ne muove un filo di aria. La tenda color arancio non fa una piega. Non si muove. Sono certa che se passasse una mosca avrebbe almeno un sussulto. E invece no. E' assolutamente immobile.
Cambio posizione, cercando sollievo e mi giro verso la finestra. Ci sono ancora parecchie luci accese di fronte. Sono le 2.00. Siamo tanti a non dormire.
Rimango ad osservare. Non riuscendo a dormire, cerco di distrarmi. Dopo un po' qualcuno cede e qualche luce si spenge. Al terzo piano c'è un ragazzo che lavora al pc, gira i fogli che ha sul tavolo, in continuazione. Mi chiedo se sia uno scrittore e cerco di indovinare la trama del suo libro. Forse è un impiegato o un avvocato che ha portato le carte a casa. No. E' troppo giovane. Mi sembra di riconoscerlo. E' un ragazzo che incontro ogni tanto al supermercato sotto casa. Si affaccia al balcone. In controluce non distinguo bene. Mi sembra proprio lui. E' uno studente universitario. Ce ne sono tanti in zona che studiano lontano da casa. Mi chiedo se qualche volta si sente solo come me. Forse adesso, che sembra che guardi nel vuoto. Sta ancora qualche istante e rientra per ricontrollare i suoi appunti.
Ancora qualche finestra che si chiude. Qualche luce che si addormenta. Un bagliore in continuo movimento, ad un piano troppo alto per guardare dentro, mi fa intuire che qualcuno passi la nottata davanti alla tv.
Si accende un lume nuovo. Poco distante dallo studente. Un piano più sù. Un uomo di mezza età. Ben vestito, mi sembra. Anche lui cerca respiro sul balcone. Anche lui, come me, sembra spiare dentro le case. Osserva, guarda e scala i piani, uno a uno. Ad un certo punto ho l'impressione che mi stia osservando. Io ho la luce spenta, ma il bagliore dei lampioni della strada potrebbero lasciar trasparire qualche ombra.
Allora non mi muovo.
Nemmeno lui si muove.
Forse mi vede veramente. E aspetta. Un movimento. Un cenno. Quasi trattengo il respiro. Di più non posso fare.
Guarda verso l'alto, adesso. Forse spera di percepire il bagliore di qualche stella troppo luminosa per essere offuscata dalle luci della città. Abbassa la tapparella. Si vede ancora qualche ombra in movimento. Poi la luce si spegne. Tra poco dormirà anche lui.
Guardo l'orologio. Sono le 4.00. Cerco di distrarmi e penso alle cose da fare nel giorno che sta arrivando. E' peggio e mi agito ancora.
Eccolo. Un sospiro di vento. Ancora un soffio. Finalmente è arrivato un pò di fresco. Chiudo gli occhi e mi addormento. Tra due ore suonerà la sveglia e sarà un altro giorno.
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