mercoledì 16 dicembre 2009

La musica. Il canto. La messa.

Domenica ore 07.30am.
Lo so che potrei dormire. Ma sono già fuori casa. Del resto non ho chiuso occhio tutta la notte. Perché dovrei dormire proprio ora. Passo a prendere la mia amica e partiamo. Stiamo andando a Loro Ciuffenna. Il nome del paese è particolare. Quasi buffo. Stiamo andando a sentire la Filarmonica che suona alla festa di Santa Cecilia. A parte noi, temo che non ci saranno altri fans che arriverano da fuori. Nemmeno da fuori delle mura del paese. Comunque. Non è a questo che penso mentre aspetto. Quello che ho in mente è il sole dell'estate, il caldo di quella stanza troppo vuota d'amore e troppo piena di insetti simili a zanzare, messi a decorare la parete grigia della casa di riposo. Quello che ho in mente è che mi appoggio con la schiena alla mia amica mentre guardo portare mia madre in chiesa, sperando che la mia amica possa tenere un po' del mio dolore, mi viene in mente la pioggia, ma non sono certa che quel giorno ci fosse. Quello che affolla la mente è la luce all'alba mentre guardo sorgere il sole dietro le colline di Loro Ciuffenna. Per un momento ho paura che sia stato un errore tornare. Qui ho cercato una pace e un sollievo che non ho trovato nei giorni del lutto. Qui ho trovato una natura meravigliosa che non ha consolato il cuore, non ha placato la mente, non ha asciugato le lacrime.
Mentre guido e siamo quasi arrivate arriva ancora la paura che il tempo torni indietro e che non avrò scampo dai ricordi e dal dolore. Io che mi perdo se mi fate fare il giro del palazzo, mi ricordo, invece, ogni strada ogni particolare. Il benzinaio poco dopo l'uscita dell'autostrada. Dove girare. Dove andare, dove fermarmi.
Ormai sono qui.
Sembra tutto irreale e quando chiedo al gestore del bar dove sta la chiesa dove fanno il concerto, mi risponde che non lo sa. Lui non è di qua. Forse sto dormendo e sto sognando. Come fa il gestore del bar, in centro, sulla piazza principale a non sapere che oggi c'è la festa qui, grande festa con tanto di pranzo sociale e Banda sonora.
Invece è vero. Usciamo perchè è l'ora e seguiamo una pia donna. Con lei andiamo sul sicuro. Infatti arriviamo in chiesa. Tutto pronto. Il coro per i canti. Il prete per la messa. La Banda per il concerto.
E' la prima volta che sento la Banda. All'inizio sono stordita. Poi la musica entra nelle orecchie e nel cuore. Quasi quasi piango. Poi mi trattengo. Non voglio lasciare su questa terra, che non mi ha fatto torti, solo le mie lacrime. Non si asciugherebbero più e non potrei tornarci. E invece ci voglio tornare. Qui. Qui sono venuta ad accompagnare i miei pensieri e i miei ricordi di figlia come ho accompagnato la bara di mia madre alla sua tomba. Qui voglio tornare per scavare e ritrovarli ogni volta. Se piangessi anche oggi non avrei il coraggio di tornare e tutto andrebbe perso.
Tutto finisce. La musica. Il canto. La messa.
Andiamo a salutare il Maestro. A guardarlo potrebbe mettere soggezione. Ha uno sguardo particolare, ma si vede che è un'anima sensibile. Trasmette gioia anche quando gli occhi si fanno più grigi. Ci presentiamo da estranei ma parliamo e ci congediamo come amici di vecchia data. Tutti sembrano conoscerci da tempo. E' come se parlassero col banchista del bar del centro, che sta lì da una vita e sa tutto di tutti.
Il resto è un viaggio verso casa, fatto di emozioni nuove. Prendo qualcuno dei pensieri che ho lasciato qui la prima volta. Tutti non posso ora. Non ce la farei. Ma mi prometto di tornare a prenderli. Magari uno alla volta e di aggiungerne altri. Altri pensieri. Altri ricordi. Altre persone. Che mi aiuteranno a riportare a casa un pezzo di cuore.

Il corpo sa tutto

Sono svenuta.
Qualche giorno fa sull'autobus nr 80 Express. O meglio, mi sono sentita male sull'autobus. Mi sentivo stretta e costretta dalla calca che c'era. In questi giorni di follia "pre-natale", sembra che la gente venga vomitata, all'improvviso, per le strade e poi inghiottita dai negozi e dalla metropolitana e dagli autobus. Ma non divaghiamo.
Insomma, mi rendo conto che sto per svenire e invece di chiedere aiuto decido di scendere alla fermata. Nella poca luce che vedo in fondo al tunnel buio che omai oscura la vista intravedo le porte che si aprono. E scendo.
Sono certa che è solo l'aria che mi manca. Ma la boccata gelida che entra nei polmoni e rinfresca il viso non basta. Il buio non si dilegua e questo mi spiazza.
Io sono stoica. Per natura, forse. Per educazione, probabile. Per stupidità, quasi certamente.
Non chiedo aiuto.
Mi avvicino (credo barcollando) ad uno dei negozi di antiquariato di fronte alla fermata. Mi appoggio alla porta, ma non si apre. Mi basterebbe qualche secondo seduta e sarei salva.
Perchè non ho chiesto di farmi sedere sul bus? Sono stoica io.
Busso. Ma niente. Ecco sale il panico. Non basta essere forti. Non serve razionalizzare.
Il cerchio scuro si chiude. Sparisce la lucina che era rimasta in fondo e svengo.
Finalmente.
Mi riprendo in pochi secondi. Scossa dal suono ovattato di una voce che mi chiede se mi sento male. Sì. Sono sdraiata per terra. Sono svenuta. Ovvio che mi sento male. Quando mi rendo conto che il vecchietto è in ansia mi tiro su. Seduta. La mia prima preoccupazione è tranquillizzarlo. Non serve l'ambulanza-sto bene-ora vado a casa. Ma non mi lazo. Mi fa male la testa. Ho sbattuto per terra. Arriva il ghiaccio preso al bar accanto. Arriva l'ambulanza. Firmo per andare a casa. Non ci vado al pronto soccorso. Saluto e ringrazio chi ha avuto cura di me per pochi minuti. Chi non mi ha scambiata per una sbandata lasciandomi in terra con la sua indefferenza. Vado a casa.
Finalmente al sicuro della tana valuto il danno.
La testa fa male e tanto. Lo stomaco fa i capricci. Le idee sono confuse. L'orgoglio è ferito. Non solo perchè non ce l'ho fatta a tenere tutto sotto controllo, ma perchè ho perso conoscenza. Ho perso coscienza. Di me. Di me stessa. E poichè il corpo sa tutto, questo è un segnale per dirmi che lui mi può disubbidire perchè senza coscienza di sé e senza conoscenza di sé stessi noi non esistiamo.
Il mio corpo, qualche giorno fa, mi ha detto che io non esisto. Mi sono annullata negli impegni quotidiani, nel lavoro e in My Joy. Impegnando ogni istante a cancellare un pezzetto di me. Ogni scusa è buona per rinunciare a qualcosa che sia solo per me. Che dia voce e concretezza ai miei desideri, corpo ai miei sentimenti, vita ai miei sogni. La paura di essere felice o anche solo di soddisfare me stessa è stata più forte. Come dice Vasco "se hai bisogno di una scusa, io ne ho tante, te ne posso dare una". Io non ne ho tante. Ne ho alcune e una molto forte. My Joy mi tiene al mondo, ma io a volte la uso per proteggermi da tutto. I figli sono la scusa socialmente maglio accettata di questo mondo. Se non esco perchè non ho trovato chi mi tiene My Joy, se non vado in palestra o a correre perchè non voglio togliere altro tempo a lei, se riununcio a tante cose per lei posso essere solo una brava madre. Il resto non conta per la società e allora il problema non esiste.
Ma ignoriamo spesso che il corpo sa tutto e, quando usiamo la nostra mente contro di noi, il corpo provvede a mandarci segnali più o meno forti.
Il mio mi ha detto che per lui non esisto. Non posso dargli torto. E su questo dovrò lavorare un po'.
Un consiglio di lettura: Il corpo sa tutto di Banana Yoshimoto.

giovedì 3 dicembre 2009

Eppure...

Ti aspetto.
Sì, lo so. Sembra strano. Dopo tanto tempo.
Dopo tanto dolore, dovrei aver smesso di credere all'amore.
Di desiderare ancora. Di sperare che un sogno diventi realtà.
Che un desiderio si avveri.
Eppure...
Ti aspetto. Mi guardo intorno mentre cammino e vado a lavoro.
Anche stamattina, tra le nuvolette del mio respiro e i miei pensieri
svagati, ho pensato ancora una volta che tu potessi aspettarmi all'angolo.
Accanto al mio nuovo ufficio. Dove non sei ancora stato mai.
Aspettarmi lì, per chiedermi di fare colazione insieme mentre sorridi
soddisfatto per la mia faccia sorpresa. E felice.
Hai ragione. Anche io provo a soffocare ogni giorno tutto questo.
Ma, a volte, la vita e i sentimenti sono più forti di qualsiasi veleno
possiamo usare per farli morire. E quando ci sembra che tutto sia
stato messo a tacere all'improvviso una voce ci chiama dal buio
dei nostri giorni.
Sono certa che quando sarò vecchia, una mattina uscirò a fare una
passeggiata sotto casa col mio cane sgangherato, girerò l'angolo
e all'improvviso mi aspetterò di trovarti lì e, se non ci sarai, i passanti mi
sentiranno commentare....."Eppure..."

So che è assurdo ma ogni giorno è più difficile dimenticarti.

domenica 29 novembre 2009

domenica 22 novembre 2009

sabato 14 novembre 2009

Come sei veramente

Non ci sono parole per descrivere come sei veramente. Basterà la musica.

domenica 6 settembre 2009

Ciao Mamma

Cara mamma,
è più difficile scriverti da quando non ci sei più.
Dopo quell'ultimo giorno in ospedale non sono più riuscita a scrivere niente.
Nella mente ho tante cose. Purtroppo, a volte, le prime che ti tornano in mente quando
qualcuno non c'è più, sono i rimpianti: le cose non fatte. Quelle non dette. Le parole di troppo che avremmo dovuto tenere per noi.
Oggi però non mi importa. Ho ripensato a quello che mi hai sempre detto fin da bambina. A
quello che mi hai insegnato. Spesso senza spendere parole. Mi hai trasmesso tutto con il
coraggio che hai avuto nel vivere.
Oggi non mi importa. Perchè oggi sono tornati i bei momenti. Finalmente sono riaffiorati i tuoi
sorrisi, i tuoi occhi a volte spaventati, e perchè no, le tue piccole follie che hanno colorato
la mia vita.
Negli ultimi anni non mi riconoscevi più. Non sapevi più parlare. Mi sono illusa, per questo mancato contatto quotidiano, che perderti sarebbe stato sopportabile.
E invece il dolore è immenso. Non l'ho sentito mai un dolore così, mamma.
E non so che fare.
Quando sono stata male in passato sono sempre venuta da te. Anche se non sempre ho
avuto il coraggio di confidarti i miei guai, mi bastava sapere che tu eri lì per me.
Ora non so che fare. Mi sento come se avessi fatto un balzo in avanti e che tutta la mia
vita sia invece rimasta indietro. Non sono capace di riallinearla.
La cosa peggiore è che a volte ho paura. Penso che se è accaduto questo nella mia vita può accadere di tutto: nel bene sì, ma anche nel male.
Mi sento senza paracadute, senza protezione. E senza di te questo non è sopportabile.
Mi sento come se tu potessi entrare nella mia stanza da un momento all'altro
eppure so che non accadrà.
Mi sento persa. Mi sento sola.
Tutti mi dicono che è stato meglio così. Che finalmente hai smesso di soffrire.
Forse è vero. Non era vita per te quella degli ultimi dieci anni.
Ma tutto questo non toglie peso dal cuore. Non toglie dolore.
Ciao Mamma mia.

mercoledì 15 luglio 2009

Come stai, mamma?



Mamma. Oggi ti ho vista .
Sono venuta nella casa di cura dove stai adesso.
Quella casa che considero ormai la tua.
Ti vedo, sdraiata sul letto. Le gambe rannicchiate, le mani strette nei pugni:
stringi due fazzoletti di stoffa che servono per non farti far male ai palmi.
A volte stringi così forte che è molto difficile aprire le tue mani per sostituire i pannetti con quelli puliti.
Chissà se cerchi di tenere stretta la vita che scorre oppure i tuoi sono pugni
di rabbia contro il mondo che non controlli più.
Anche le braccia sono strette al tuo corpo e non le muovi da tempo.
Già da molto, l'unica cosa che muovi è solo la gamba destra. La vedo, sotto
le lenzuola, mentre la tiri su e poi giù. Non gli dai pace.
Non hai pace.
Sei quasi in posizione fetale. Mentre mi avvicino sento che il tuo respiro si è fatto
pesante. Respiri male. Hai così difficoltà che ogni tanto tossisci come se ti fosse andato di traverso Qualcosa, ma so che non è così: tu non mangi da mesi. Tu ti nutri soltanto.
Ti nutri artificialmente grazie ad una valvola che hai sulla pancia e che è direttamente collegata la tuo stomaco.
Mi sento impotente perchè quando fai così non sosso fare niente per ridarti il respiro.
Posso solo continuare ad accarezzarti sul braccio, sulla gamba e sulla guancia. E' l'unica cosa che riesco a fare. Gli altri, quando vengono a trovarti, non smettono mai di parlarti.
Continuano a parlarti come se tu potessi capire ( e forse non si sbagliano), a farti domande
(come se tu potessi rispondere). Ma questo proprio non è possibile. Tu non parli da mesi.
Il tuo viso è liscio e teso. Non hai una ruga, ma le labbra ormai sono solo una linea. Sottile.
Si sono ritirate e assottigliate. L'unico dente che ti è rimasto sembra ancora più solo.
I tuoi occhi non si aprono quasi più. So che non stai dormendo perché, qualche volta, apri una fessura e sbirci ciò che ti sta intorno. Più forza di questa non hai. Al massimo una fessura.
E poi forse non ti interessa più il mondo e guardare uno spicchio alla volta ti basta. Non ne vuoi più e hai ragione. Non ti ha regalato molto questo mondo qua. Forse meritavi di più, ma spesso non possiamo scegliere.
Nel tuo degenerare oggi però hai fatto due cose importanti.
Quando tua sorella, per l'ennesima volta ti ha chiesto che avevi (come se non lo sapesse) o se volevi qualcosa (come se tu potessi rispondere) hai aperto la fessura degli occhi in modo appena percettibile, hai lasciato uscire un suono: non tanto forte da essere un grido e non così flebile da somigliare ad un gemito e hai contratto il viso e hai iniziato a piangere. Zia dice che tu la riconosci. Forse è vero. O forse sei solo stanca. Tanto da chiedere aiuto a chiunque pensi ti possa salvare da tutto il male che sei costretta a sopportare. Non è la prima volta che lo fai. E' accaduto anche con me, anche se io non parlo e non faccio domande. Io non sono stata capace nemmeno di dire una parola di conforto. In giardino, quel giorno, ho contratto il viso insieme al tuo e ho pianto come te.
Non avrei dovuto, ma non ho saputo fare altro.
L'altra cosa che hai fatto oggi non l'avevi mai fatta prima. Hai chiamato "mamma". Due volte. Non è stato un lamento, un suono confuso. Era semplice e nitido: "mamma".
Forse le chiedi aiuto, come faccio io con te quando sento che non ce la faccio più e ti chiamo nel buio della notte.
Dicono che l'Alzheimer sia una malattia degenerativa senza ritorno. E quindi se hai smesso di parlare, il fatto che tu riesca ad articolare le parole è strano. Non rientra nell'iter.
Si dice tanto di questa malattia, ma forse nessuno ne sa ancora niente.
Io so solo che mi sento senza forze davanti a te. Mi sento impotente perchè non posso fermare tutto questo e quello che mi distrugge è che io posso anche chiederti (come fanno gli altri) "come stai?" ma non avrò mai la tua risposta.
E' tardi mamma. Arrviva l'infermiera a dire che è ora di andare.
Ancora una carezza. Ancora una bacio sulla fronte.

sabato 27 giugno 2009

Pane



Ho fatto il pane qualche giorno fa. Ogni tanto mi piace farlo in casa. E' rilassante, emozionante. E' quasi una terapia. Prima di tutto c'è la preparazione degli ingredienti. Devono essere tutti genuini e a portata di mano. Una volta messe le mani in pasta sarebbe un problema andare a cercare nei pensili quello che manca. E' quasi un rito. Qualcosa si pesa. Qualcosa si aggiunge a occhio.

Poi si comincia. E' una formula chimica. Si deve fare attenzione alla quantità, ma anche alla temperatura dell'acqua, degli ingredienti e dell'ambiente stesso.

Una volta mescolato il tutto si comincia ad impastare e ci vuole del tempo perchè il tutto si amalgami perfettamente. Perchè tutte le molecole si incontrino e si incastrino nel modo giusto.

In questa fase non è necessario fare particolare attenzione. Si deve solo impastare e maneggiare e per me questo è il momento più bello. La mente si rillassa e spazia tra tante cose, di solito. Ma stavolta rimango concentrata sul pane e su quanto tutto questo somigli ai rapporti umani. Le persone si incontrano, si misurano, si valutano e, se l'alchimia è giusta, ci si mescola in rapporti di vario genere. L'amicizia, la fratellanza, l'amore. Se gli ingredienti che portiamo non sono giusti, ognuno torna per la sua strada. Ma se accade il contrario l'incontro diventa perfetto e basta avere la pazienza di impastare e attendere che tutto lieviti al momento giusto e il risultato sarà meraviglioso. Certo si può sbagliare qualcosa: la temperatura di un ingrediente o la quantità di un altro, ma si può aggiustare sapientemente e ottenere una piacevole e saporita sorpresa.

La vita è come un pane? Azzardo: forse sì. La crosta può risultare un po' dura ma quando lo apri il profumo ti inebria, la morbidezza e il calore all'interno ti avvolgono. Il sapore non può che affascinare.

Il trillo del forno mi avvisa che è pronto e mi sveglia da dolci pensieri.

Devo dire che anche stavolta il pane è venuto proprio bene. Forse le sensazioni positive hanno aiutato il risultato finale.

Se inizierà a fare davvero caldo il forno sarà off limits per un po'.

Forse sarà l'ultimo pane della stagione, ma la sensazione è che presto ci sarà del buono.

martedì 23 giugno 2009

Sempre per TE


Voglio farti un regalo
Qualcosa di dolce
Qualcosa di raro
Non un comune regalo
Di quelli che hai perso
O mai aperto
O lasciato in treno
O mai accettato
Di quelli che apri e poi piangi
Che sei contenta e non fingi
In questo giorno di metà settembre
Ti dedicherò
Il regalo mio più grande
Vorrei donare il tuo sorriso alla luna perché
Di notte chi la guarda possa pensare a te
Per ricordarti che il mio amore è importante
Che non importa ciò che dice la gente perchè
Tu mi hai protetto con la tua gelosia che anche
Che molto stanco il tuo sorriso non andava via
Devo partire però se ho nel cuore
La tua presenza è sempre arrivo
E mai partenza
Regalo mio più grande
Regalo mio più grande
Vorrei mi facessi un regalo
Un sogno inespresso
Donarmelo adesso
Di quelli che non so aprire
Di fronte ad altra gente
Perché il regalo più grande
È solo nostro per sempre
Vorrei donare il tuo sorriso alla luna perché
Di notte chi la guarda possa pensare a te
Per ricordarti che il mio amore è importante
Che non importa ciò che dice la gente perchè
Tu mi hai protetto con la tua gelosia che anche
Che molto stanco il tuo sorriso non andava via
Devo partire però se ho nel cuore
La tua presenza è sempre arrivo
E mai...
E se arrivasse ora la fine
Che sia in un burrone
Non per volermi odiare
Solo per voler volare
E se ti nega tutto quest’estrema agonia
E se ti nega anche la vita respira la mia
E stavo attento a non amare prima di incontrarti
E confondevo la mia vita con quella degli altri
Non voglio farmi più del male adesso Amore.. Amore..
Vorrei donare il tuo sorriso alla luna perché
Di notte chi la guarda possa pensare a te
Per ricordarti che il mio amore è importante
Che non importa ciò che dice la gente
E poi..
Amore dato, amore preso, amore mai reso
Amore grande come il tempo che non si è arreso
Amore che mi parla coi tuoi occhi qui di fronte
Sei tu, sei tu, sei tu, sei tu, sei tu, sei tu, sei tu, sei tu
Il regalo mio più grande
Tiziano Ferro

domenica 7 giugno 2009

AAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHH

Doveva essere una giornata tranquilla.
Non chiedevo una giornata rilassante.
Tantomeno spensierata.
Ancor meno (se possibile scendere ancora) felice.
Diciamo che non mi aspettavo grandi cose, ma
nemmeno credevo che potessi essere annientata così.
Sì. Annientata è la parola giusta.
Quando hai una valanga di problemi e cerchi rifugio
in famiglia, ti aspetti almeno un sorriso. Un mezzo sorriso,
va più che bene. Una parola di sostegno, anzi mezza, ti risolve
la giornata.
Invece no. Anche questo oggi è stato impossibile.
Ho passato la giornata ad ascoltare le lamentele altrui.
Le storie assurde, i litigi banali.
Non ne posso più. Mi hanno talmente caricata
della loro rabbia, urla, parole e parole vomitate addosso.
Senza tregua, senza respiro e senza rispetto.
Non chiedevo niente. Io me ne sarei stata volentieri in un angolo
per mi fatti miei. Non volevo addossare ad altri le mie pene, ma
sinceramente non mi sentivo nemmeno in condizioni di assorbire
i malumori altrui che, pur sapendo, hanno ignorato il mio stato e
sono andati avanti per la lor strada. Hanno parlato.
Si sono sfogati. hanno vomitato. Hanno digerito il loro rospo.
Io mi ritrovo a casa. Da sola (e dico finalmente). Vorrei
piangere am non riesco. Mi sono talmente caricata di tensioni
e scintille che non riesco nemmeno a mettermi sdraiata.
Nono ho alternative che gironzolare su intenet e tentare di
alienarmi. stordirmi per poi fare il vano tentativo di dormire.
So che non ci riuscirò ma almeno provo.
Nemmeno scrivere aiuta. Non mi piace nemmeno quello che
sto scrivendo ora e come lo sto scrivendo.
Vado a fare un giro.

lunedì 1 giugno 2009

Il pleut

Hai visto che piove anche oggi. Lo so
che forse non ti sembra meraviglioso. Sei
a casa e forse pensavi di uscire e andare al mare a prendere un po' di sole, a correre sulla spiaggia o semplicemente a fare un giro. Invece, forse, ti
tocca il solito centro commerciale o una giornata
a casa a far passare le ore.
Io sono contenta che oggi ci sia questa pioggia.
Incessante.
Mi da l'impressione di respirare aria nuova.
Insieme alle strade, l'acqua sta lavando la mia
vita. Mi preparo ad una fase nuova. Altro grande cambiamento. Tre mesi senza lavoro.
So che per molti è un incubo e potrebbe esserlo
anche per me, ma mai come in questo momento
sono sicura che la scelta che ho fatto è assolutamente
giusta.
Sarà l'occasione per scoprire del nuovo, sperimentare e provare e se non verrà niente di eccezionale saranno stati i miei 3 mesi sabbatici. Quelli che
mai ho avuto il coraggio o l'occasione di prendermi prima.
Senti. E' la pioggia che batte sul davanzale della finestra del mio ufficio. Mi chiedo se la pioggia che cade da te ha lo stesso odore. Se fa lo stesso rumore. Se i tuoi pensieri sono gli stessi.
Ti piace la pioggia? Dimmi di sì e fammi un sorriso.
Non imbronciarti se oggi il tempo non ti aiuta. Pensa che arriverà il sole e sarà caldo e
morbido come piace a noi.
Guardo fuori della finestra. Le gocce fanno vibrare le foglie delle piante e aiutano i petali più
vecchi a cadere.
Tutto si rinnova con questa pioggia.
Arriverà qualcosa di buono per tutti. Forse per noi.
Respira ora. Facciamo due passi sotto la pioggia.

giovedì 21 maggio 2009

Grazie per la dedica


ABBRACCIAMI


I miei giorni spesi con te
Non c'è stata un'ora inutile
Sono tutti vivi dentro me
Stanotte

E tu sei più bella che mai
Come un'onda sull'oceano
Se potessi chiederei mille secoli di te
Di noi

Abbracciami e stringimi
Ai giorni tuoi
In questo tempo assurdo che c'è
La sola cosa vera mia sei te


Poi domani quando verrà
Lo attraverseremo liberi
Le carezze che mi fai
in ritorno le riavrai
Da me
Abbracciami e fidati
Dei brividi che tu mi dai
Il resto poi il resto è
Da scrivere

Tu abbracciami e parlami
Con gli occhi che sorridono
E se vorrai il resto è
Da vivere
Il resto è da scrivere
Ti dico ancora
abbracciami e stringimi

Affidami i giorni tuoi
Li accetterò il resto è
Da vivere

I miei giorni spesi con te
E nemmeno un'ora inutile
Sai che amarti è sempre stato il mio
Pensiero


NEK

Meravigliosa

Caldo....finalmente arrivato!!!
Confusione, caos e i soliti casini che mi circondano da sempre.
Questi ultimi giorni sono stati pieni di tensione. Parole a volte pesanti.
Non importa.
Non so se questo per me è solo un periodo di serenità interiore
che mi fa vedere tutto in modo molto zen e mi consente di dare
valore solo alle cose importanti: i sentimenti veri, gli amici con cui passare una serata a cena nella semplicità più assoluta, i sorrisi di My Joy che ogni giorno aprono e chiudono le mie giornate, due chiacchiere con chi mi sta sempre nel cuore.

Forse è solo un passaggio o forse ho veramente capito che la vita può
essere meravigliosa.

Nonostante tutto !!!

giovedì 23 aprile 2009

Buon compleanno My Joy !!!

Oggi è il compleanno di My Joy.
Al di là dei festeggiamenti che abbiamo in previsione, quello che
sarà la cosa più bella è il tempo che passeremo insieme.
Ho preso 2 giorni per allungare il week-end.
Ogni momento che passeremo insieme cercherò
di assaporarlo al massimo: memorizzando e gustando
tutte le sue espressioni e le emozioni, quando aprirà i regali, quando vedrà gli amici e le persone che le vogliono bene arrivare alla festa. Ascolterò ogni suo commento, ogni risata, ogni discorso.
Il tutto avrà i colori meravigliosi dei suoi occhi e dei suoi capelli.
Il profumo della sua pelle.
Come cresce in fretta My Joy.
E' tutto il mio mondo. E niente potrebbe farmi più felice della gioia che le leggo negli occhi ogni giorno.

martedì 21 aprile 2009

Le cose che amo di te


Le cose che amo di te sono nascoste tutto intorno a me.
Le cose che amo di te sono parte di me che non riesco a comprendere.
Ed io non posso non pensare alle ore dell'amore alle cose di me che hai saputo prendere
Ed io non so dimenticare nessun gesto nel calore e le cose di te che ho saputo perdere.
Le cose che amo di te sono nascoste dentro me.
Le cose che odio di te sono parte di me che non voglio comprendere.
Ed io non posso non pensare che c'è un prezzo nell'amore
ed io lo pago con te ma non riesco a vincere.
Troppe bugie a cui ho creduto e delusioni
a cui ho ceduto hanno fatto di me una persona fragile.
Immagina che qui si blocca il tempo e non c'è rimpianto
e si alza il vento su di noi e sulle cose che ci separano
nell'onda che lega le nostra anime sole.
Le cose che amo di te non le conosci sono invisibili, inspiegabili, indescrivibili.
Ed io non posso non pensare alle ore dell'amore alle cose di me che hai saputo prendere.
Ed io non so dimenticare nessun gesto nel calore e le cose di te che ho saputo prendere.
Come ti chiami che cosa vuoi per domani mentre il mondo ti cerca devi scegliere.
Ascolta il respiro che ti guida sul sentiero perchè tutto dipende anche da te.

Anime sole - Giorgia - da Stonata (2007)

mercoledì 1 aprile 2009

Oggi, all'alba

All'alba la sveglia di stamattina.
Tantissime le cose da fare e oggi più di altri giorni.
Bene. Mi aiuta a concentrarmi su quello che non mi fa male.
Sotto la doccia lascio che l'acqua scorra per svariati minuti
sulla testa. Poi su tutto il corpo.
Far scivolare il getto accanto alle orecchie è
come perdere l'udito. I rumori, i suoni sono così lontani
che non disturbano. Finisco la doccia e quando chiudo torna il
sonoro: le previsioni alla radio dicono che sarà un fine settimana
di sole e caldo.
Bene, mi dico. Ho già in mente di andare al mare.

Accappatoio e asciugamano in testa. Giro per casa e mi faccio un caffè.
E' il primo della giornata. Metto il naso fuori. Il cielo
non è limpido e forse ci sarà pioggia.
Che importa. Come dici sempre tu: "Ho grandi progetti per il futuro"

lunedì 30 marzo 2009

Tempesta


Sento il mare. Dentro.
Mare in tempesta, che agita e, spesso, spaventa.

Sento le onde che si infrangono per ogni lacrima che scende.

Forse si calmerà. La tempesta dovrà pur finire.
Forse lascerà pulito l'orizzonte. E la mente.
Forse lascerà qualcosa. Forse, un danno.

Intanto mi muovo in balia dell'uragano.
Non ho forza per oppormi anche a questo.

Domani, si vedrà.

venerdì 20 febbraio 2009

Sei TU


Notte fonda.

C'è silenzio in casa e solo il gatto sposta

qualche oggetto che accarezza il pavimento.

Un bip del telefono spezza i miei pensieri.

Sei TU che scrivi. Sorrido nel buio.

Mi chiedevo dove fossi e cosa stessi facendo.

La risposta è arrivata insieme alla consapevolezza

che ci sei sempre. Che dal mio cuore non riesco proprio

a mandarti via.

Mi giro ancora un paio di volte nel letto.

Mi addormento.

giovedì 12 febbraio 2009

Chiedere scusa


Dovresti chiedere scusa.
No. Non a me.
Io non le voglio più e non ne ho bisogno.
Dovresti chiedere scusa al mio angelo.
My Joy.
Le urla di ieri l'hanno riportata ai giorni peggiori
della nostra vita.
Ogni sua lacrima e ogni tuo grido
è stato un nuovo graffio nel suo cuore di bimba.


Io so che non lo farai. Credi di essere nel giusto.
Lo hai sempre pensato. Anche davanti al suo pianto.
Anche davanti alla sua paura.
Per quanto io cerchi di proteggerla,
ci sono confini che non posso passare.
Nonostante tutto, il bene che ti vuole
è troppo grande per privarla di quello
che lei considera un tesoro.

Dovresti chiederle scusa.
Dovresti non ferirla più.
Dovresti non spaventarla più.

venerdì 6 febbraio 2009

Piove ancora...ma...

Sono passati molti gironi dall'ultimo post. Di recente, trovo sempre meno tempo e, a volte,
meno parole. Sono concentrata, molto concentrata. Su me stessa forse. O su chi mi sta attorno e ha bisogno di me ogni giorno.
Adesso sono nella mia pausa pranzo. Non esco perchè fuori piove (ancora). Sembra non
voler smettere più.
Ma oggi i miei pensieri sono positivi. No. Non ci sono novità. Di nessun genere, ma io mi sento meglio. Sono stanca, ma sono forte e non mi spaventa andare avanti.
Fosse anche, ancora, da sola.
Nonostante il cielo scuro sono certa che arriverà un bellissimo sole. Arriverà presto.
Proprio in questi giorni, girando in bus, ho letto un cartellone pubblicitario che diceva:
"Per arrivare all'alba, l'unica via è la notte".