lunedì 31 dicembre 2007

Buon anno


Nelle ultime ore di questo anno, per chi buono e per chi brutto, molti di noi si stanno preparando per i grandi festeggiamenti di questa sera, molti seguono invece la routine di tutti i giorni, altri partono,alcuni tornano a casa. C'è chi sogna e spera che il nuovo anno porti davvero del buono. Chi invece ha avuto tanto dall'anno che sta finendo e, forse, teme di non mantenere la sua buona sorte.

Comunque sia e ovunque siate, un augurio per un 2008 pieno di emozioni, di esperienze e, perchè no, un pizzico di fortuna!!!

lunedì 24 dicembre 2007

Buon Natale e siate più buoni


E' Natale. Siamo tutti più buoni.

O almeno così dice la tradizione. E molti si sforzano di esserlo veramente. Chi fa donazioni ad associazioni che snobba per il resto dell'anno. Chi invita il parente che odia per il resto dell'anno. Chi chiama l'amico che non sente da una vita e gli fa gli auguri, ma se poi lo sa in difficoltà, per il resto dell'anno si guarda bene dal farsi sentire.

Credetemi: non siete obbligati ad essere più buoni. Anzi non dovete esserlo. Perchè già le feste sono stressanti con tutta l'organizzazione dei pranzi e delle cene, la divisione dei regali, le spese dell'ultimo minuto e, se uno si deve anche sforzare di essere buono, più buono, allora c'è proprio da rovinarsi. Se volete un consiglio, siate buoni e dolci con chi amate da sempre. Siate gentili solo con chi vi ispira. Chiamate e tenetevi stretti gli amici cari. E se proprio c'è una zia o un parente di qualsiasi grado che proprio non sopportate, non lo fate il sacrificio: non lo invitate.

Passerete le feste più in pace con voi stessi e questa è forse la cosa più importante. Sarete meno stressati e più sereni con chi vi sta accanto e merita un Natale tranquillo insieme a voi.
A Natale siate più buoni. Sì, ma con voi stessi.

E, per il resto dell'anno, sarà più facile esserlo con gli altri.

Buon Natale!

mercoledì 19 dicembre 2007

Anima migrante

Sono un'anima migrante
cammino nel mondo
cerco la luce nel profondo.
Sono la faccia scura della luna
che si nasconde
agli occhi degli uomini sulla terra.
Sono il cuore di un animale in fuga
che batte più forte della sua folle corsa
nel silenzio della foresta.
Sono la luce e il buio di me stessa
sono l'anima e la carne
sono il sangue e la polvere.

Sono me stessa solo nei tuoi occhi.

venerdì 14 dicembre 2007

Nota Bene

I giorni stanno passando in fretta. Sono sempre pieni di impegni e di pensieri che, a volte, arrivo alla sera in un fulmine. Senza avere mai il tempo di fermarmi e di guardare quello che sta accadendo. Vivo il tempo che passa, ma non riesco a fermarmi un attimo. Ne avrei bisogno, invece. Fino a un po' di tempo fa, la sera riuscivo a trovare il tempo per leggere e soprattutto per scrivere. Adesso metto a letto la mia bimba e poi ho ancora cose da fare e quando ho finito sono davvero troppo stanca. Dopo tanti giorni passati così, oggi, all'improvviso, mentre per l'ennesima volta mi chiedevo quando sarebbe finito questo periodo buio, mi è tornata in mente una frase che mi ha sempre aiutata, ma che avevo dimenticato.
La felicità è un viaggio, non una destinazione.
Ultimamente credo di aver interpretato di nuovo la vita come se fosse un passaggio di sofferenza che porterà chissà quale felicità futura. E invece così non è. Per quanto soffri il premio non c'è. La felicità va cercata nelle cose di tutti i giorni. Deve essere una costante della nostra vita. Così facendo, un paio di giorni fa mi sono presa un giorno di ferie e sono andata a trovare una persona che amo profondamente. Che mi fa stare bene. E' bastato poco. Una mezz'ora a chiacchierare. Una mezz'ora insieme mi ha ridato il sorriso e mi ha ricordato che si può stare bene ogni giorno. La sera stessa, mentre guardavo mia figlia appena addormentata, con la sua piccola mano appoggiata sul cuscino, ho pianto di gioia. Perchè quello che ho ogni giorno è un miracolo della vita.
La felicità è un viaggio, non una destinazione.

mercoledì 5 dicembre 2007

Urlare, piangere, respirare

Urlare.
Sì, ma quando. E dove. C'è sempre qualcuno accanto, soprattutto mia figlia e direi che proprio non è il caso. Quando lei non c'è è perchè io sono a lavoro, o sto facendo la spesa, o dal dottore o sto facendo una delle tante cose che devo fare ogni giorno. Cose del quotidiano che, per quanto noiose e tante, non mi hanno mai pesato. E invece oggi sembrano macigni.
Urlare. E' da escludere.

Piangere.
Sì. Si può fare. In macchina, mentre vado in ufficio.
In ufficio, nei rari momenti in cui non c'è nessuno. Quindi, giusto il tempo di far scendere una lacrima e trattenere il resto, perchè non si può.
Sotto la doccia. Come stamattina. Le lacrime si confondono bene con l'acqua che mi lava e quando esco le asciugo con il resto. Spariscono, come se non fossero mai scese. Perchè nessuno le ha viste. Nemmeno io.
Parlare. Sì. Si poterbbe fare, se non fosse che, in questo caso, parlare fa anche più male. Smuove i pezzi che stai tentando di tenere insieme. Con molta fatica. E risultati tutt'altro che buoni.
Aspettare. Aspettare, ancora.
E, nel frattempo, tentare di respirare.

venerdì 23 novembre 2007

Chi la dura la vince...note al post precedente

Non so se sono state le urla, la mia testardaggine o cosa, ma qualcuno al Comune s'è svegliato e ha controllato meglio. Non solo hanno ritrovato il pagamento ma l'importo è quello giusto e non devo dare nessuna differenza.
Dovrò comunque andare a firmare la chiusura dell'istanza di persona...vabbè...non si può avere tutto.
Evviva!!!

mercoledì 21 novembre 2007

Piove sempre sul bagnato.....note al post precedente

E' vero che non può piovere sempre ma è altrettanto vero che piove sempre sul bagnato.
Da un detto alla'altro ci mancava stamattina una mega discussione con il Comune. Il tutto per un bollettino, regolarmente pagato, ma che a loro non risulta. Invece di risolvere tutto via fax come fanno tutti (compagnie telefoni, gas, luce ecc) devo perdere mezza giornata, prendere un permesso e andare di persona. "Il bollettino" dice l'impiegata acidamente (perchè mettono certe persone a curare i rapporti con il pubblico ??!!) "lo dobbiamo vedere in originale" (ma si può veramente falsificare un bollettino pagato alla posta??). Non solo, devo andare lì per saldare la differenza. Eh già, perchè l'importo che mi è stato chiesto di pagare 3 anni fa era sbagliato e ora risulta una differenza mancante di 100 euro. E devo andare personalmente perchè, per un bollettino pagato ma che a loro non risulta, il comune apre comunque un'istanza e se non vado a saldare la differenza e a firmare per chiuderla, sono guai. Per me, ovvio. Non serve a nulla spiegare a come siamo arrivati alla cifra che io ho già pagato: "Tanto deve venire per forza qui. E' inutile dscutere al telefono" Ma come si fa.

E' normale? So solo che vorrei urlare.
Anzi, urlo: aaaaaaaaaaaaaaaahhhhhhhhhhhhhh.

venerdì 16 novembre 2007

Non può piovere sempre

Dopo qualche giorno di assenza, oggi sono ritornata sul mio blog. Quando arrivo, in genere, una delle prime cose che faccio è leggere i post dei miei blog preferiti e, in caso, lascio i miei commenti. Oggi nel blog "Il muro tra l'inferno e il paradiso" il mio amico Vito risponde ad un mio commento con la frase del titolo: "Non può piovere sempre".
Dice che è tratta da un film, ma la mia ignoranza nel campo cinematografico e la mia poca memoria fanno in modo che io gli creda sulla fiducia.
Non può piovere sempre.
Perfetta per la giornata di oggi. E non perchè fuori sta diluviando. Sono parecchi giorni che non sto bene: l'umore è spesso traballante. La notte dormo poco. I pensieri hanno ricominciato ad affollarsi. Mi sento giù. Come dice mia figlia, piango con il cuore. Già, perchè le lacrime non escono più. Mi ripeto che è un periodo e che tutto passerà. Il peggio passerà. Di questo sono certa. Non può essere sempre così.
Non può piovere sempre !!

lunedì 12 novembre 2007

Lunedì

Aveva ragione mia madre: avrei dovuto fare la parrucchiera. Non perchè io abbia un talento particolare per le acconciature (anzi), ma perchè io odio il lunedì. Il lunedì è il giorno della settimana in cui uno dovrebbe stare a casa. Non il sabato, ma il lunedì. Non so perchè ma il lunedì è sempre troppo faticoso, ci sono sempre una marea di scocciature e tutti sembrano presi da una perenne crisi isterica. Nessuno è gentile il lunedì.
E io non sono da meno. E' vero, tra l'altro, che per una serie di motivi personali, in questi giorni sono anche più nervosa. Il termine esatto è inquieta. Ho una specie di peso sul cuore che proprio non se ne vuole andare. E quando si arriva al lunedì tutto viene amplificato. Anzi, non tutto. Solo le cose negative. Mi chiedo perchè ma non so darmi una risposta. L'unica cosa che posso dire è che, siccome la mamma è sempre la mamma e nessuno ci conosce meglio di lei, forse avrei dovuto darle retta. Seguire un ottima scuola per parrucchieri e fare questo mestiere. Avrei lavorato il sabato ma il lunedì sarei stata a casa e tutto sarebbe andato meglio. FORSE.

giovedì 8 novembre 2007

Giornata strana

Ci sono giornate sì e ci sono giornate no. Poi ci sono le giornate strane. Ecco, oggi è una giornata strana. Mi sento un po' come un pesce fuor d'acqua. Ho un senso insolito di inadeguatezza. Insolito non perchè io non mi sia mai sentita così, ma perchè, in questo momento della mia vita non dovrei sentirmi così.
Non riesco a focalizzare me stessa e le mie esigenze. Fondamentalmente, un po' per carattere e un po' perchè questo mi aiuta a distrarmi dai problemi, tendo a concentrarmi sui bisogni degli altri. Prima di tutto c'è mia figlia, con tutte le attenzioni e l'amore incondizionato che necessita. Ci sono le persone importanti della mia vita: ognuno di loro ha angosce, problemi o anche solo piccoli intoppi quotidiani. Mi preoccupo. Ci penso e cerco di stare accanto a loro quando ne hanno bisogno. Questo va bene. Ma oggi ho come la sensazione di aver perso qualcosa di me. Sto tralasciando i miei desideri. Le mie speranze. Forse la paura di soffrire mi fa evitare di sperare in qualcosa di buono per me e per il mio futuro. Non credo sia giusto. Sono convinta che per dare il massimo e far star bene chi ci è accanto, dobbiamo prima di tutto star bene noi. Ma non so che fare. Anzi credo che non ci sia nulla che io possa fare. Forse solo avere pazienza. Continuare a cercare il mio equilibrio e renderlo più stabile. Essere serena perchè ho avuto e ho doni molto preziosi nella mia vita.
So che non mi sono persa, stavolta.
Sono solo un po' stanca e so che quello che affronterò questo week-end sarà devastante.
Devo solo prendere un bel respiro e farmi tanto coraggio. Spero di superare anche questo.

lunedì 5 novembre 2007

Padre e figlia

Ieri ho fatto una cosa importante. Mi correggo. Ieri ho aiutato un'amica a fare una cosa molto importante. Dopo molti anni di silenzio, la mia amica e suo padre si sono incontrati di nuovo. Niente tragedia. Niente lacrime. Un incontro semplice. Un po' di imbarazzo, quasi di timidezza. Ma gli occhi si incontrano furtivi. Si studiano i nuovi tratti dell'uno come dell'altra. Le domande sono di rito, ma piene di significati e di frasi non dette. Le parole sono cariche di amore trattenuto per troppo tempo.
Solo dopo qualche ora lui (il papà) ha il coraggio di fare un buffetto alla figlia. Si fa coraggio e aggiunge una carezza.
Sono stata felice per questa intensa e dolce giornata. Vedere un padre e una figlia che si incontrano di nuovo, che ricominciano da dove avevano lasciato, per fortuna senza rimorsi e senza rancori, è stato davvero speciale.
Per me è sempre speciale: io mio padre l'ho perso che avevo 13 anni. E, ovvio, non ci sono possibilità di recupero per me: la morte non lo include tra le sue possibilità. Forse è per questo che oggi sono malinconica. Non triste. Non potrei dopo il miracolo di ieri. Ma malinconica sì.
Mi tornano in mente i ricordi che ho di mio padre. Il viso e le mani. Gli occhi azzurri e splendidi. Lui sì che era il mio principe azzurro. Immagino a come sarebbe stata la mia vita, se fosse proseguita con lui accanto. Cerco di immaginare a come sarebbe oggi. La sua pacatezza e la sua bontà. il suo coraggio. Era un uomo buono mio padre. Buono davvero. Di quelli che pochi ce ne sono al mondo.
Penso a lui e a mia madre insieme, oggi.
Forse è vero che le cose non accadono mai per caso. Se mio padre fosse stato ancora vivo, sarebbe morto di dolore nel vedere mia madre sofferente per la sua grave malattia. Non credo che il suo cuore avrebbe resistito nel vederla come è oggi.
Passerà questa malinconia. Rimarrà solo la dolcezza dei ricordi.

martedì 30 ottobre 2007

Nuvole e confetti


Mal di testa e giornata scura. Le premesse non sono state buone fin dal primo mattino. Anzi, già da ieri sera un certo nervosismo e la difficoltà a prendere sonno hanno dato il primo segnale negativo. Alla fine, la nottata è andata. Stamattina, quando ho aperto la finestra, ho visto che il tempo era grigio. Quando sono uscita quella pioggerellina fastidiosa picchiava sulla mia giacca di velluto. Non importa. Io non uso l'ombrello (certo avrei potuto indossare altro ma va bene così).

Le giornate, però, a volte le cambiamo noi. Nel tragitto da casa a lavoro ho divorato un numero non ben definito di confetti. Sì confetti e confettini che una delle mie ziette mi ha portato da Sulmona. La fila per arrivare in ufficio era il doppio del solito (cresce proporzionalmente all'acqua che scende dal cielo). Potete immaginare quanti confetti ho mangiato. Arrivo in ufficio e immediato caffè. Due chiacchiere con il collega. Una telefonata del cuore. Una e-mail per sapere se la mia amichetta sta meglio (ieri sera in depressione cronica). Una valanga di lavoro. Un chiarimento con il boss.

Il mal di testa ce l'ho ancora. La giornata è rimasta grigia.

Ma mi sento meglio. Non so come si fosse scatenato il malumore. So il perchè. Ma adesso sto meglio e, di tutte le cose elencate, non so se abbia fatto effetto una sola di queste o la combinazione di tutte. E non importa in realtà.

La giornata è cambiata. E l'ho cambiata io. Per oggi va bene così.

Salvo indigestione postuma da confetti.

lunedì 29 ottobre 2007

Verona 2

........
ancora non ho fame, nonostante sia già ora di pranzo. Guardo la guida e la mappa e decido di avviarmi verso San Zeno a piedi. E' lontano, lo so, ma penso di potercela fare e camminando mi fermerò a mangiare. L'impresa è stata più difficile del previsto. Già, devo ammettere che mi sono persa. Non mi chiedete come ho fatto. Ad un certo punto ho perso i riferimenti e sono uscita dalle strade principali. La mappa che è sulla guida non è dettagliatissima e alcune traverse non sono indicate. Giro e giro e alla fine decido di fermarmi in una pizzeria- kebab. Credo più per disperazione che per fame. Ordino comunque un bel piatto di kebab e insalata. Mangio mi ristoro e pagando il conto chiedo informazioni su San Zeno. Cammino ancora davvero molto e sono quasi al limite della rinuncia quando vedo il campanile. Ho faticato troppo per arrivare fin qui. Devo raggiungere San Zeno. E così è. E non potete nemmeno immaginare la bellezza di questa chiesa. L'atmosfera e il profumo. Mi godo ogni angolo, ogni affresco, ogni dettaglio. Mi riposo gli occhi ammirando il chiostro e le gambe sedendo tra i banchi della chiesa.
Sono soddisfatta. Ora posso andare. Quando esco, mi dirigo sul lungoadige e rifletto se continuare a piedi per il Teatro Romano. Sembra lontanuccio ed effettivamente sono un po' stanca. Mi blocco alla prima fermata di autobus che trovo e, parlando con il conducente, mi convinco che ho fatto davvero bene a salire. Non era così vicino come credevo!!!
Bello il teatro e il museo. Scendendo alla fine della visita faccio un incontro insolito: un bel gattone bianco e rosso che mi guarda e miagola in cerca di coccole. Non posso negargliele quando si butta per terra e mostra la pancia.
Non posso fermarmi molto. Sono stanca. E' metà pomeriggio e voglio procedere velocemente per poter tornare in hotel e fare un bagno caldo. Così mi dirigo al Duomo. Bello ma preferisco San Zeno. Del Duomo mi piace l'idea del pianoforte a coda che è stato messo tra l'altare e l'inizio dei banchi. C'è un uomo che suona e mi godo la musica finchè non finisce. Poi me ne vado e passo alla chiesa di S. Anastasia. Qui è tutto in ristrutturazione, quindi ascolto un po' l'organo e mi defilo velocemente.
Ripercorro la strada che stamattina mi ha riportato a Piazza Brà e mi fermo alla Torre dei Lamberti. Salgo su (in ascensore) e il panorama è davvero mozzafiato. All'ultimo momento, individuo anche il mio albergo. E' lontanissimo, ma è un invito che non posso rifiutare. Scendo, ritorno a Piazza Brà e prendo un taxi. E' quasi buio. Arrivo in albergo e mi godo il bagno caldo. Finalmente. La serata è stata speciale, ma preferisco tenere per me questa parte.
Il giorno dopo non ho molto tempo: una passeggiata fino alla Veronetta, dall'altra parte dell'Adige e si riparte per Roma. Durante il viaggio mi torna in mente la stessa frase:
Se amate qualcuno portatelo a Verona.
Fatelo anche voi.

giovedì 25 ottobre 2007

Verona - parte 1

Per fortuna sabato scorso, nonostante l'ondata di freddo, il tempo è stato bello. L'aria era così serena e frizzante che invitava proprio ad un bel giro della città di Verona. Ho cominciato la mia passeggiata da Piazza Brà. Ho preso per Via Roma e ho raggiunto subito Castelvecchio. Una struttura davvero particolare che oltre ad avere il fascino di un castello e una storia interessante, ha uno sviluppo particolare su uno dei ponti sull'Adige. Attraversando Castelvecchio si attraversa anche il fiume e si passa sull'altra sponda. Finita la visita del castello ho proseguito per corso Cavour andando verso Porta Borsari e nel tragitto mi sono fermata a vedere la chiesa di S. Lorenzo: se non ci fosse l'indicazione fuori non sembrerebbe nemmeno una chiesa. Appena si entra al piccolo cancello c'è un piccolo, ma particolarmente decorato, pozzo. Si entra nella chiesa, piccola, raccolta e incredibilmente silenziosa, e si viene invasi dalla luce. Le pareti sono bianche e ne amplificano la luminosità. I raggi del sole entrano dalle finestre poste sopra alla porta di ingresso che, in questo caso, è laterale rispetto all'altare. I raggi, quindi, tagliano, trasversalmente la chiesa e creano un effetto molto suggestivo. Esco e poco più avanti vedo una piazzetta. Non so perchè ma, mi ridigo per quella direzione ed entrando nella piazzetta scopro una piccola porta. Fuori c'è scritto: Chiesa di Santa Teuteria e Tosa. Entro. La prima cosa che mi colpisce è il forte odore di incenso. La seconda è il buio. La chiesa è piccolissima, quadrata e al centro c'è una fonte battesimale multidecorata. L'aria è pesante. Sembra che non sia cambiata nei secoli. Sto ancora qualche secondo e decido di uscire.
Proseguo raggiungendo e oltrepassando Porta Borsari. Si snoda, da qui, Corso Porta Borsari, pieno di negozi e di caffè. Il corso sfocia in Piazza delle Erbe che a metà del sabato mattina già è piena di gente. Ci sono i caffè, ristorantini e il famoso mercato (di particolare ci sono ormai solo alcuni banchi per il resto la merce in vendita è quella che si trova ovunque). Tra Piazza delle Erbe e Piazza dei Signori (attigua) si snodano le Arche Scaligere, il Palazzo del Comune, il mercato, appunto. Mi siedo sulla base della colonna che sorregge il leone, simbolo della dominazione veneziana, mi guardo intorno mentre il sole mi batte sul viso. Molti sono indaffarati nelle solite commissioni mattutine, molti sono turisti come me e molti altri si godono la loro splendida città tra chiacchiere e discussioni, seduti davanti ad un buon caffè o ad un cioccolato caldo.
Dopo qualche minuto di pausa, prendo a caso per via Cappello e arrivo alla Casa di Giulietta. Sono un po' titubante ad entrare: è pieno di coppie che si tengono per mano mentre entrano per la visita e io, che sto in giro da sola, mi sento un attimo inadeguata. Solo un attimo perchè poi mi mischio tra la folla e salgo. Balcone a parte, dal quale non ho osato affacciarmi, ho trovato bellissimi i pavimenti ed i soffitti in legno. Dalle finestre si vedono i tanti turisti che si accalcano per entrare. Adesso sono arrivati anche i gruppi di turisti e vedendoli non mi sbaglio pensando che sarà ardua uscire. Infatti devo un po' sgomitare per ritornare su strada.
Mi avvio e camminando arrivo a Porta dei Leoni e, poco dopo, alla Chiesa di San Fermo. Grande, imponente. In realtà qui le chiese sono due: Una più recente sopra e quella più antica e, parer mio, più bella, sottostante. La chiesa antica è divisa in tre parti da colonne, poste anche in mezzo alla navata centrale. Gli affreschi sui muri belli e dai colori tenui, stemperati dal tempo.
Uscita da San Fermo, confesso di essere un po' stanca e mi siedo fuori. Sulla scalinata della chiesa. Sono indecisa se andare a mangiare o vedere altro prima. Decido alla fine di tornare verso piazza Brà, e quindi l'Arena. Lì ci sono molti bar e ristoranti e da lì posso riprendere il mio giro. Quando ci arrivo la fame non si è fatta ancora sentire. Entro nell'Arena e ne ammiro lo splendore. Seduta sulle gradinate posso solo immaginare l'emozione nel vedere un'opera rappresentata in questo storico e imponente monumento.
Seduta al sole, prima di andare a mangiare, mi godo il sole e ripenso alla locandina che ho appena letto alla biglietteria dell'Arena:
Se ami qualcuno, portalo a Verona.......
............................. to be continued

lunedì 22 ottobre 2007

Se ami qualcuno portalo a Verona


Il titolo di questo post è ripreso da una frase letta su una locandina esposta all'entrata dell'Arena di Verona. Io ci sono andata questo week-end, invitata da una persona per me speciale. E' vero: se amate qualcuno portatelo a Verona.
Sto riorganizzando gli appunti di viaggio e presto avrete un resoconto dettagliato della meravigliosa città dell'Arena e dell'amore.

giovedì 18 ottobre 2007

Piove

Piove, oggi. Eppure nell'aria c'è qualcosa di allegro. Sento un'aria strana. Non so se è il tempo che cambia o l'aria in ufficio o lo stress e basta che mi fa vedere le cose in questo modo.
Parlo da sola, chiedo, rispondo e commento. Tutto da sola. Ad un certo punto la collega mi ha chiesto se mi sento bene. Io le ho risposto che non si deve preoccupare. Che tutto è normale.
Già. Nella mia vita strampalata mi basta solo sentirmi bene (anche poco) per considerarmi normale.
Basta anche una giornata di pioggia per stare in pace con il mondo.

martedì 16 ottobre 2007

Domenica


Sono stata avvisata per tempo, sabato sera. Sapevo già che cosa mi aspettava. Ma, quando ti ho visto in ospedale domenica mattina è crollata ogni certezza.

Avevo già previsto tutto: sarei arrivata presto e avrei stressato i medici fino ad avere le risposte che mancavano e ti avrei riportata a casa alla velocità della luce.

Domenica mattina sono piombata a casa tua, ho lasciato la mia bambina e ho preso mia sorella e insieme siamo arrivate da te. Alla domanda chi delle due dovesse entrare per stare con te non ci sono stati tentennamenti: non ho dato il tempo a mia sorella nemmeno di prendere fiato. Ho aperto la porta e sono entrata io. Ti ho trovata sveglia: gli occhi, ormai piccoli, mi hanno trovata subito. Come sempre ormai non mi hai riconosciuta. Non sai più chi sono da tempo. L'occhio tumefatto e i punti sulla fronte coperti dal cerotto. Ti chiedo come hai fatto. E che stavi facendo quando sei caduta. So che non mi risponderai. Hai smesso di parlare. E'difficile per me, invece, smettere di chiederti le cose, di raccontarti e di parlarti come se tu mi potessi ancora comprendere. Non ci riesco. E' un filo che ci lega e che non posso tagliare. Parlo io. Per tutte e due, se tu non puoi più.

Infatti ti faccio le domande e mi rispondo. Poco distante c'è una ragazza con delle escoriazioni dovute ad un incidente d'auto. E' straniera. Non parla e non capisce bene la nostra lingua. Mi guarda curiosa. Ci sono due signore anziane, arrivate lì probabilmente per qualche malore legato all'età. A me sembra che stiano anche meglio di me. Mi guardano in modo strano.

Torniamo a noi. Hai una pelle così liscia. Quelle poche rughe che avevi sono tornate indietro. all'improvviso si apre una porta e ti lascio all'istante per precipitarmi fuori. Fermo la dottoressa e chiedo che cosa stiamo aspettando e perchè non ti posso ancora portare via con me. Mi dice che aspettiamo il risultato della Tac.

Aspettiamo.

Ritorno. Non c'è nemmeno una sedia. Mi appoggio al muro e comincio ad accarezzarti. Mi guardi: le tue pupille si spostano percettibilmente da uno all'altro dei miei occhi. Ogni tanto sollevi silenziosamente la testa verso di me ma non dici niente. Sono io che non smetto di dirti che devi stare giù, che presto arriverà la risposta degli esami, che tra poco ti porterò a casa e bla bla. Non smetto un attimo. Intanto ti accarezzo il viso. E ti dico ancora una volta che va tutto bene. Mi sento osservata da te. A volte, in verità, il dubbio mi viene. Penso che tu te ne sia andata mentalmente per un po' e che adesso sei di nuovo tu, ma il corpo non ha reagito con gli stessi tempi della mente e ormai non riesci più a trovare un modo per comunicare. Ma forse sono solo io che mi illudo che possa essere così.

A forza di accarezzarti, ti calmi e ti addormenti. Ne approfitto per sgattaiolare fuori dalla saletta e per dire a mia sorella che tutto va bene. Deve stare tranquilla. Mi chiede se voglio il cambio. La risposta la conosce già e dopo qualche secondo sono di nuovo accanto a te.

Faccio appena in tempo a riappoggiarmi al muro che spalanchi gli occhi e hai una specie di convulsione. Forse devi solo dare di stomaco. Non riesco a girarti e chiedo aiuto. Arriva un infermiere. Ci pensa lui. Adesso stai meglio e lui se ne va. Solo qualche secondo. Poi torna. Mi dice che ha controllato la cartella: sei caduta e ti sei fatta male, ma la cosa che lo ha colpito è l'Alzhaimer. Mi chiede da quanto stai così, mentre non riesce a toglierti lo sguardo di dosso. Gli rispondo che sono 7 anni.

Eccolo. Lo sguardo che non ti abitui mai a sentirti addosso: mi fissa con un misto di timore e di compassione. Mi sento come se mi avesse colpito con un pugno allo stomaco. Mi si annoda la gola e per non piangere reagisco al contrario e abbozzo un sorriso. Devo aver fatto una specie di smorfia. E' quasi imbarazzato. Non sa che dire. Si gira e se ne va. Ma andando via fa un ulteriore gesto di pietà: accosta la porta e ti nasconde alla vista degli altri. Rimane solo una piccola fessura aperta. Tirando la porta scorrevole ha tirato via ogni mia estrema difesa. Crollo e comincio a piangere senza poter smettere. Non ci sono singhiozzi. E' un pianto silenzioso. Le lacrime scendono e la gola sembra che graffi.

Quando ti guardo vedo che tu guardi me. Stringi gli occhi e serri la bocca. Quando li riapri c'è una lacrima appesa. Non scende. Non posso credere che stai piangendo per me. Mi asciugo le lacrime e asciugo anche la tua. Unica.

Ti accarezzo ancora e ti massaggio le gambe e le braccia per quasi due ore. Senza smettere. Mi ferma la voce della dottoressa che dice che la Tac è negativa. Tentenna e aggiunge: a parte la lesione che sua madre ha già.

Non capisco se tutto questo imbarazzo sia per il tuo o il mio dolore.

Non importa.

E' ora di tornare a casa. Mamma.

martedì 9 ottobre 2007

Buon Compleanno


Oggi è un giorno speciale, per una persona per me molto speciale.

Niente regali, ma solo una canzone. Per dirti quello che per me sarai sempre: un dono.

Quello che c'è stato e c'è sarà sempre con me. Dentro di me. E mi accompagnerà per tutta la vita.

Restituendo questo dono sento di non aver perso nulla, perchè i sentimenti e i momenti speciali, i ricordi e le sensazioni ci saranno sempre. I doni non si perdono. Si possono solo rendere, ma quello che lasciano durerà per la vita. Non possiamo trattenerli a forza. Quando ci viene chiesto, dobbiamo lasciarli andare. E questo è il mio regalo. Aggiungo una canzone per te:




Buon Compleanno.

lunedì 8 ottobre 2007

My life


Da qualche giorno dormo di nuovo poco. Molto poco. Cerco di stare tranquilla e penso che passerà. Ho imparato, dopo tanto tempo di insonnia, a "sfruttare" la notte. Prima, quando non dormivo, mi alzavo e approfittavo per sistemare le cose in casa: mettevo in ordine, stiravo, cucinavo (avete mai preparato la parmigiana all'una di notte? vi garantisco che il risultato è ottimo se non vi addormentate mentre friggete/arrostite le melanzane). Insomma riempivo quelle ore perchè i pensieri erano troppo pesanti. Il mio tentativo era quello di sfiancarmi per poi tornare a letto e crollare addormentata.

Ma non accadeva mai. Tornata a letto aspettavo l'alba per alzarmi di nuovo e cominciare la giornata.

Adesso, invece, non mi affanno più. I ritmi delle giornate si sono fatti ancora più pesanti e ho comunque bisogno almeno di riposare, anche se non dormo. Tengo la tv accesa fino al mattino presto. Quando non c'è più niente di interessante da vedere, abbasso il volume e lascio che la luce del televisore illumini appena la stanza. Mi giro verso mia figlia, che per la maggior parte delle notti dorme con me.

La guardo. E la ascolto.

Guardo i suoi lineamenti lisci e morbidi. Le sue espressioni che cambiano con la luce e, probabilmente, con i sogni che sta facendo. Dopo un primo sonno immobile, i sogni si fanno più intensi e, quindi, anche i suoi movimenti. Si gira e rigira. A volte ride. E' così buffa quando lo fa. E ride di gusto. Chissà cosa pensa. Cosa sogna. A volte invece si arrabbia, borbotta, quasi piange. E a quel punto può anche arrivare qualche calcio.

E' così dolce e fragile.

Prego dentro di me perchè non sia mai sola. Perchè sia felice. Perchè io possa esserle sempre accanto e non soffra mai per i miei sbagli. E poi mi avvicino e le do un bacio sulla guarcia. Mi avvicino ancora e l'abbraccio. Dopo qualche minuto prendo finalmente sonno.

E' la mia bambina. E' tutta la mia vita.

Domenica

Sabato scorso niente vendemmia e niente bagno di parenti. Il tempo era molto incerto e le cose da fare sempre tante, ma non ho rinunciato completamente: sabato ho fatto tutto quello che c'era da fare e anche di più e poi domenica mega pranzo a casa mia con una parte dei famosi parenti e amici. Non è stato un bagno ma una piccola doccia che comuqnue è servita a farmi stare meglio. A sentirmi coccolata. Il pranzo, come al mio solito, sembrava preparato per un esercito che non mangia da un mese, ma devo dire che sono rimasti tutti molto soddisfatti. L'atmosfera poi è stata molto piacevole: chiacchiere, battute, risate e qualche riflessione semiseria.
La mia serata si è conclusa con un bel dvd: ho visto il film "Mio fratello è figlio unico." Non sono una gran fan di Scamarcio, ma qui mi è piaciuto. Il film è molto emozionante e affronta gli anni delle guerriglie tra destra e sinistra in modo completo raccontando la quotidianità e la vita difficile delle famiglie e dei figli di quegli anni.
Bello davvero. Emozionante.

venerdì 5 ottobre 2007

E' delicato


Una delle più belle canzoni di Zucchero che tra l'altro esprime bene quello che sento in questo momento.


Vendemmia e previsioni

Domani dovrei (il condizionale è d'obbligo viste le previsioni del tempo) andare a vendemmiare. Non è tanto il lavoro in sè che mi attira, ma sarà una specie di grande riunione di famiglia. Ci saranno i miei zii, le zie, i miei cugini. A parte mia sorella, loro sono tutto quello che rimane della mia famiglia. E anche se, a volte, le cose non sono andate sempre bene tra noi (si dice che capiti anche nelle migliori famiglie), mi sento come se potessi trovare lì un po' di amore vero.
Come la coperta calda della nonna che quando ero piccola mi faceva l'effetto di una medicina.
Speriamo che il tempo sia clemente !!!

Friends

A volte un po' di sollievo arriva. Ieri ho incontrato una mia amica che, ultimamente, sentivo poco e non vedevo quasi più. C'era stato un allontanamento. A volte accade. A volte si ha la necessità di allontanarsi da tutto e da tutti per cercare di capire noi stessi e quello che ci gira intorno, ma quando uno si isola troppo il rischio è di perdersi nell'infinito IO e creare un barriera che ci vede accanto agli altri, ma ci rende soli. E' come guardare il mondo da dietro ad un vetro: noi siamo lì, vediamo le persone, sentiamo i discorsi. La vita scorre, ma noi non ne siamo partecipi. E' questo che mi preoccupava di più: non le rare frequentazioni, ma il fatto che potesse avere bisogno di aiuto e non riuscisse a chiederlo perchè ormai troppo isolata.
Non sono brava a dare consigli e a scuotere le persone, ma quello che spero è aver dato ad una delle persone più care al mondo un po' di fiducia nella vita e soprattutto in sè stessa.
Parlare con lei è stato come un balsamo per le ferite. Quando è andata via non avevo certo risolto i suoi problemi ma credo che parlare le abbia davvero fatto bene.
E ha fatto bene anche a me.
Aiutare qualcuno e ascoltare il suo disordine, mi ha fatto sentire importante per qualcuno.
E, ultimamente, mi è stato davvero difficile credere di esserlo.

mercoledì 3 ottobre 2007

Ordine. Disordine.


E' da tanto che mi sforzo di mettere ordine nella mia vita. Cerco sempre di ritrovare un equilibrio dentro di me. Pensando che poi questo metta equilibrio e serenità anche in quello che mi circonda. Ed è proprio questo il punto. E' quello che c'è dentro di me che non riesco a sistemare. E' la serenità che non trovo. L'equilibrio dentro. E il disordine non se ne va.

Non sono i problemi a disturbarmi. Chi non ne ha. E anche io ne ho e ne ho avuti tanti. Li ho sempre affrontati, anche e soprattutto da sola. Ma quando ti guardi intorno e, non solo non hai con chi dividere i problemi o una spalla su cui piangere, ma ti accorgi che non puoi condividere le tue gioie con la persona che ami allora tutto perde un po' della sua ragion d'essere. E anche la gioia più grande ha i colori un po' offuscati.

Ieri, per esempio, per la prima volta ho portato la mia piccola in palestra. Si è divertita da impazzire ed era così felice che mi è corsa incontro a metà lezione per abbracciarmi e venirmi a dire che mi vuole bene più del mare. Per poi scappare via sotto l'occhio severo del maestro.

Impossibile descrivere la felicità che mi ha dato quel gesto improvviso e spontaneo, mentre me ne stavo lì seduta su una panchina di legno, in fondo alla palestra. Quando accade una cosa del genere il primo istinto è quello di condividere quello che di immenso hai provato, ma se poi realizzi che non c'è nessuno allora quella gioia fa sentire un piccolo retrogusto di amaro. Che rimane in bocca e avvelena un po' l'anima.

E' così che si rompe l'equilibrio.

Mi sono sentita stupida. Mi sono guardata intorno pensando di trovare anche solo un sorriso di conforto fra i tanti genitori che stavano intorno. Ma, giustamente concentrati sulle imprese dei loro figli, ho trovato solo un altro vuoto che si è fatto spazio aumentando il disordine.

venerdì 21 settembre 2007

Pausa

Sono in pausa.
Molti eventi. Molte emozioni. Molti dolori. Molti pensieri.
Tante cose che non è facile spiegare a parole. Ho atteso qualche giorno per scrivere, ma ce ne saranno altri di assenza a seguire.
E' come se fossi un attimo in sospeso. Sistemo (o ci provo) e poi torno.
Ma, al momento, sono in pausa.

martedì 11 settembre 2007

Un pensiero perso

Ho visto i tuoi occhi stanchi oggi.
Si vede che sei in forma fisicamente. Ti curi e ti alleni. Scherzi e ridi e ti piace prendermi in giro. Ma non sorridi spesso. A volte mentre prendiamo il caffè, sembri perso. Per dei brevissmi istanti si vede che ti sei allontanato. Che hai inseguito un pensiero fino a perderlo. Poi, quando ti accorgi che ti guardo e cerco di intuire, cominci a parlare senza fermarti, per non darmi il tempo di fare domande.
In quei momenti ti trovo di una dolcezza infinita. Anche se avresti bisogno di sfogarti fai attenzione a non farmi preoccupare. Ma non ti riesce bene. Non con me.
I tuoi occhi tradiscono il peso che porti da tanto.
Vorrei fare di più. Vorrei sollevare quel peso.
Vorrei vedere un sorriso.

venerdì 7 settembre 2007

Il nodo

A volte non è facile capire che cosa ci ha turbato. Sapere perchè quel nodo in gola non se ne va e sforzarsi di rispedire le lacrime indietro perchè il luogo e il tempo non sono quelli adatti per dare sfogo al pianto.
Eppure oggi so che sono solo stanca. Dopo le vacanze ho preso quel poco colore che la mia pelle consente. I lineamenti sono abbastanza distesi e rillassati. Una settimana in ufficio non è bastata per vedere i nuovi segni dello stress.
Eppure oggi sono stanca. La testa non c'è. I pensieri si affollano e si intrecciano. Uno richiama l'altro: dal presente al passato. E poi di nuovo al presente. Solo di rado mi concedo uno sguardo al futuro, ma poi mi giro. Preferisco non vedere, non sognare, non sperare.
Non chiedo molto. Oggi vorrei solo appoggiarmi. Solo una volta nella mia vita vorrei potermi appoggiare. Girarmi e vedere gli occhi di qualcuno e chiedergli aiuto. E senza indugiare, sentirmi dire: "Oggi non ti devi preoccupare. Oggi ci penso io a questa cosa." So che non è possibile, almeno per me. Almeno adesso. So che questo momento passerà, presto. Che probabilmente già stasera sarà "passato".
Ma questo "presente" mi fa sentire sola. Di nuovo sola. Ancora sola.

giovedì 6 settembre 2007

Ieri. Alla stazione

Ti ho visto ieri alla stazione. Ti sei avvicinato camminando lentamente. No, non per farmi attendere ancora, ma per gustare quel momento per te inaspettato. Per riprendere fiato. C'è stato un istante di timore. Hai forse avuto paura che la tua presenza potesse turbare il mio piccolo angelo. E, invece, come se ti conoscesse da sempre, lei ti ha parlato. Senza quasi salutarti, come se aspettasse quel momento da molto e non ci fosse più voglia di attesa e di convenevoli inutili. Lei ha parlato e risposto in modo semplice. Così naturale che ho avuto l'impressione che ti parlasse da sempre.
Mi ha ricordato il nostro primo incontro. Anche per noi, quel giorno, i saluti sono stati rapidi, quasi superflui. Abbiamo cominciato immediatamente a raccontarci le nostre vite. Come due persone che si conoscono da sempre, ma non si sono viste per tanto tempo. Troppo. E allora la voglia di far partecipe l'altro di tutto quello che ha perso della nostra vita è così tanta che ci sommergiamo di parole. I discorsi diventano fluidi. Morbidi. Il cuore si apre come per magia e tutto diventa facile. E' accaduto a noi quel giorno. E' accaduto a voi ieri.
E' stato speciale.
L'ho visto nei tuoi e nei suoi occhi.
L'ho sentito nel mio cuore.

lunedì 3 settembre 2007

Cambiamenti

Non avevo proprio torto quando dicevo che le cose sarebbero cambiate. Tutto cambia, o meglio, al rientro è cambiato il "mio modo". Di vedere e di affrontare la mia vita e quello che ci gira intorno. All'inizio dell'estate la mia situazione personale ha avuto una svolta pesante (nel bene e nel male). L'estate è servita a leccare un po' le ferite. A riprendere fiato. Sono stata parecchio in giro. Mi sono concessa vacanze, ma anche spensieratezze che, in realtà, non avrei potuto permettermi. Mi sono lasciata andare. L'ho fatto per poter accumulare di nuovo le energie necessarie. Adesso che sono rientrata le concessioni sono finite. I problemi e le situazioni che ho lasciato a "meditare" sono ancora lì ed è il momento di affrontare tutto quello che ho lasciato. Forse perchè non avevo più le forze. Forse perchè non era il momento. Ma non si può lasciare la propria vita in sospeso per troppo tempo. Vivere è VIVERE. Non vedere la mia vita che scorre per conto suo. Questo non vuol dire che non mi lascerò più andare e che non mi concederò più qualcosa per me. Solo che ora le priorità sono cambiate. Non avrei potuto affrontare tutto questo durante l'estate. Dopo un periodo molto intenso e molto duro non avevo veramente più la forza e la mente per farlo. Le ferite erano (e in parte sono) davvero profonde.
Adesso è il momento. Adesso si ricomincia. Adesso si parte.
La felicità è un viaggio, non una destinazione.

venerdì 24 agosto 2007

Tempo di vacanza

Tempo di vacanza. Ancora un giorno di lavoro (oggi) e poi in vacanza. Ci saranno, al mio ritorno, nuovi profumi e nuove vite incontrate. Faranno parte indelebile di un prossimo passato.
Nuovi racconti.
E' vero che le esperienze, anche quelle leggere come le vacanze, ci cambiano lentamente e inesorabilmente, ma, stavolta, ho come l'impressione che al mio ritorno nulla sarà lo stesso. Nemmeno io.
Forse è un timore. O forse è una speranza.
Intanto si parte.

martedì 21 agosto 2007

Gli occhi di mia madre

Ieri sera ti ho vista. Come tante altre volte, ma con occhi diversi. Mentre parlavo con la persona che mia sorella ed io abbiamo scelto per prendersi cura di te, tu camminavi silenziosa per casa. Non c'è una meta per te. Passi dalla camera della nonna all'ingresso, dalla cucina al salotto. Poi di nuovo attraverso l'ingresso arrivi in camera tua e torni di nuovo indietro. Sei così silenziosa. A volte mi guardi. Apri la bocca come per dire qualcosa, ma il suono che esce ha un significato solo per me. Chi ci è vicino non ti può capire. Sei dimagrita molto. Sei più magra ogni volta che ti vedo. Mi chiedo se un giorno arriverò qui e sarai semplicemente sparita. Senza dolore. Senza rumore. Come adesso che continui a camminare. I vestiti che ti stanno larghi ti fanno sembrare ancora più minuta. Quel bel seno orgoglioso che avevi non si nota nemmeno più. Se non fossi certa che sei viva penserei di avere la visione di un fantasma. Sei quasi eterea.
I tuoi occhi.
I tuoi occhi, un tempo, all'inizio della malattia erano persi. Se li guardavo non sapevo dove mi avrebbero condotto. Forse, all'inizio, ti rendevi conto di quello che ti stava accadendo e la paura del vuoto che ti attendeva, disorientava la tua mente e i tuoi pensieri giravano senza fine e senza meta. Come fai tu adesso, mentre cammini fra le stanze di questa grande casa.
I tuoi occhi, adesso, sono più piccoli. Quando ero una bambina mi dicevi che ero nata con degli occhi molto belli e molto grandi. Che i miei occhi erano rimasti così ed io ci ero cresciuta intorno. I tuoi occhi sembrano essersi ridimensionati. Sono così piccoli, ma così intensi nel colore come nell'espressione. Parlano. Dicono le parole che tu non riesci più a dire. Muovono le tue mani e le parti del tuo corpo che la tua mente non riesce più a comandare. I tuoi occhi mi inchiodano. Come hanno sempre fatto. Ad un passato di dolore.
Il tuo e il mio, quando papà non c'è più stato.
Sei invecchiata in fretta. Sono cresciuta in fretta.
Mia figlia mi dice che se smetterò di mangiare tornerò bambina come lo è lei adesso. Lei mangerà tanto e diventerà grande, così lavorerà al posto mio e mi darà da mangiare con il cucchiaino, mentre sto seduta nel seggiolone.
Forse è quello che è accaduto a noi. Io sono cresciuta, anche se non mi sono mai nutrita molto. E tu sei diventata bambina. Non hai mai smesso di nutrirti, ma non hai più assaggiato la vita. Ti sei lasciata andare perchè la vita stessa ti aveva chiesto troppo. E quando hai pensato che le tue figlie potessero fare da sole sei andata via. Hai chiuso la porta della mente.
Noi, in realtà, avremmo avuto ancora bisogno di te. Delle tue alzate di testa, come dei tuoi consigli, del tuo amore come della tua follia.
Ma, guardando quegli occhi, so che se non fossi fuggita dalla realtà, un giorno la vita avrebbe spaccato il tuo cuore. E, quando guardo quegli occhi, non è necessario che tu dica nulla. So che mi vuoi bene e che sarai sempre con me.
Ti voglio bene, mamma.

giovedì 16 agosto 2007

Mal di testa

Continuo a sostenere che quando le giornate cominciano male è meglio lasciare perdere. Non c'è rimedio e non c'è soluzione, perchè il resto di quella giornata non sarà certo meglio.
Oggi è così.
Mi ero abituata così bene a dormire che queste ultime notti insonni mi stanno distruggendo e mi rovinano irrimediabilmente la giornata. Sono ormai svariate le notti in cui dormo poco e vengo tormentata da incubi, che non sempre ricordo ma che mi lasciano una sensazione brutta, una specie di peso, di magone. Cerco di non pensarci. Ma oggi c'è qualcosa di diverso. La nottataccia mi ha lasciato anche un latente mal di testa. Era già lì quando mi sono svegliata dai brutti sogni, ma era appena accennato. Con il passare delle ore si è silenziosamente intensificato. Si è ramificato ed ora è molto più intenso. Insistente. Martellante. Dominante.
Sì dominante. Perchè sta condizionando la mia giornata. E non voglio permetterlo. Vorrei annientarlo, ma siccome non ho nessuna intenzione di pranzare non posso nemmeno prendere una pillolina miracolosa che lo faccia andar via.
E allora che cosa vuoi ?? Direte voi. Niente. Volevo solo condividere. Si dice mal comune mezzo gaudio. Speravo forse in un miracolo, ma niente. Mi tengo il mal di testa e torno quando sto meglio.
E non so se è colpa del mal di testa, ma oggi sembrano tutti scontrosi, vanno tutti troppo di fretta e il "clima" si sta mettendo davvero male.
Mi auguro che la giornata migliori !!

giovedì 9 agosto 2007

Angeli e Demoni

Ieri sera è arrivato un Angelo in casa mia. Ognuno di noi ne ha uno accanto. Angelo è chi ti protegge e ti aiuta. Chi sta lì e ti ascolta in silenzio, anche quando le cose che dici possono far male nel profondo. Chi ti parla scegliendo le parole per toglierti dal cuore il peso che non ti fa piangere. Che non ti fa dormire. Ti toglie la paura e l'angoscia del domani. Il mio Angelo c'è sempre. Anche quando non lo vedo so che c'è. Nei miei pensieri, nel mio cuore, nel mio stomaco. In ogni posto. Fuori e dentro. E' quello che mi fa felice.
So che questa felicità ha un prezzo.
Arriverà un giorno il Demone che è rimasto nascosto tutto il tempo. Non è intervenuto quando mi ha visto ridere. Non si è presentato quando ha sentito la mia gioia. Non ha urlato per svegliare il mio sonno e non ha disturbato la mia serenità. Ma quando l'Angelo si allontana, anche solo per qualche momento, allora il Demone arriva. A volte è silenzioso, sottile. E' come un lieve mal di testa. Un sassolino nella scarpa. A volte irrompe con tutta la sua forza.

E sono lacrime.

Non importa. Ora. Se vivessi ogni momento aspettando il Demone, non potrei essere felice. Mai. Nemmeno quando c'è il mio Angelo.

La felicità è un viaggio. Non una destinazione.

giovedì 2 agosto 2007

Racconti d'estate 4 - Vampiri e farfalle

Dopo il caldo torrido dei giorni scorsi, la temperatura serale si è fatta più gradevole. Nonostante questo, è ancora necessario tenere la finestra aperta. La serata è andata bene: cena tra amiche e tante chiacchiere. Sarà stata la cena abbondante (rigorosamente preparata da me), sarà stato il vino fresco e gradevole, l'ora tarda e gli argomenti trattati, di cui ad un certo punto abbiamo perso il controllo, ma non riesco proprio a prendere sonno. Mi giro e rigiro nel letto. Non è il caldo: la finestra aperta lascia entrare una brezza fresca e gradevole. Spengo la tv, tanto non mi aiuta. Piano piano riesco a scivolare in una specie di dormiveglia, dove tutto è sogno, ma sembra realtà. In questo stato di assopimento i pensieri frullano in testa e si confondono, si trasformano in altri pensieri: cambiano i fatti e i personaggi, cambiano gli stati d'animo e la percezione del vero si fa più confusa.
All'improvviso mi sembra di sentire un rumore. Sono distratta dal turbinio mentale e capirne la provenienza e la natura è impossibile. Penso allora di essermi sbagliata. La finestra della camera da sulla strada. Potrebbe essere stato chiunque. O, qualunque cosa. Un auto. Un barbone. Un gatto. Di nuovo. Un fruscio, forse. Sì ma da dove. Vorrei capire meglio, ma, adesso che sono sulla via del sonno, non voglio interrompere la magia. Non voglio svegliarmi.
Di nuovo. Adesso ho un sussulto. Sono sveglia. Al terzo tentativo era prevedibile.
Apro gli occhi. Mi bruciano un po'. Con l'aiuto della luce dei lampioni accesi in strada, cerco di scrutare la stanza. Niente, ma il rumore si sente sempre e viene dall'interno della casa. Sono sola e non ho molte alternative. Mi faccio coraggio e mi alzo dal letto per andare a controllare.
In genere le tenebre hanno il potere di amplificare e modificare la realtà. Un piccolo rumore, un rubinetto che gocciola, un vicino che gironzola per casa insonne possono diventare incubi.
Comunque, vado. Accendo le luci. Prima all'ingresso e poi in salotto. Niente. Poi la stanza degli ospiti. Il ripostiglio. I bagni. Prima uno e poi l'altro. Niente. Spengo tutto e torno verso la mia stanza da letto. Proprio quando mi sto per sdraiare di nuovo, un altro rumore alle spalle. Un'ombra. Ma non ho il tempo di girarmi. Mi sento afferrare per un braccio. Faccio un mezzo giro e cado sul letto. Cerco di divincolarmi, mi oppongo ma è più forte. Sento qualcosa che affonda nel collo. Un dolore acuto. Sono denti. E' un vampiro. Ma è possibile? Sento ancora un affondo. Faccio ancora un tentativo di fuga, ma è inutile. Adesso mi sento debole. Mi mancano le forze e mi lascio andare. E' come addormentarsi. Cado in un sonno profondo.

Ore 07.00am: un rumore forte mi fa sobbalzare. E' la sveglia che mi dice che è ora di andare a lavoro. D'improvviso mi viene alla mente quanto è accaduto stanotte. Spio intorno ma non c'è nessuno. D'istinto mi porto la mano al collo. Non c'è niente. Niente ferite. Niente sangue. Poco più in là, morta sul letto una falena. Forse ho lottato con lei stanotte ed io ho avuto la meglio. Che scema a pensare di essere stata aggredita da un vampiro.

Vado in bagno per la doccia. Mi guardo allo specchio per controllare se sono presentabile o meno. Sul collo, niente ferite, niente sangue. Ma due punti rossi. Come il segno di un morso. Non indago e mi butto sotto la doccia. Comincia una nuova giornata.

martedì 31 luglio 2007

Viaggio in Costiera 3 - Vietri sul Mare

Al risveglio, dopo i 490 scalini, le gambe facevano qancora un po' male. Si fa la valigia e si fa colazione. La colazione è molto ricca ma il bello è che viene servita su una terrazza con vista mozzafiato sul mare. C'è un po' di foschia. Incredibile, ma la poca luce che filtra rende tutto più affascinante e da una luminosità particolare.
Si parte di nuovo e, dopo molte curve, strapiombi e paesaggi incantevoli, si arriva a Vietri sul mare. Certo parcheggiare qui è un vero problema, ma alla fine ci riusciamo e ci inoltriamo a piedi verso il centro. I negozi di ceramiche si susseguono, uno accanto all'altro. I prodotti, con rare eccezioni, sono più o meno tutti uguali. Giriamo un po' e alla fine, in una stradina secondaria troviamo una piccola bottega: "Ceramica artistica De Santo" (Via D.Taiani,7). L'omino che ci trovate è veramente gentile, le ceramiche sono molto belle. Ci spiega che è sua figlia a farle e a dedicarsi a questa attività. Lui, invece, sta al negozio. I prezzi sono davvero buoni. Ci racconta che quest'anno non è stato buono per la Costiera. I turisti, e quindi gli acquirenti, non sono stati molti. Con rammarico, ma proprio perchè è un'azienda familiare che vive di questo, hanno deciso di abbassare i prezzi. Non molti avrebbero fatto questa scelta. Si dilunga ancora a raccontarci il lavoro e l'impegno che un'arte come questa richiede.
Quando vado fuori per vacanza o per lavoro, di solito compro dei regalini per le persone care e niente per me. Stavolta non ho resistito. Oltre a delle enormi tazze da colazione con dei colori splendidi per mia sorella e il resto della famiglia, ho finalmente preso il servizio di piatti che volevo tanto. Ho scelto tutti colori diversi, abbinabili tra loro. Quando userò questo servizio ogni commensale avrà i piatti della stessa fantasia, ma di colore diverso, oppure avrà tutti e tre i piatti di colore diverso ma abbinati con quelli degli altri.
Al di là della spesa è stato un incontro davvero piacevole.
Dopo gli acquisti e ancora un giro in centro ci siamo rinfrescate con un buon gelato. Con dispiacere nel lasciare un posto così bello come la Costiera Amalfitana, siamo risalite in macchina e siamo tornate a casa.
The end.

lunedì 30 luglio 2007

Viaggio in Costiera - 2. Amalfi




Arrivate ad Amalfi una bella doccia fresca ci voleva, ma se avessimo saputo quello che ci aspettava dopo, potevamo anche non farla. Chiediamo alla reception il punto MIGLIORE, e sottolineo "migliore" per scendere a mare. Risposta: "100 metri in salita e trovate l'ascensore e gli scalini per scendere"


Ore 14.00. Temperatura 39 gradi circa, asfalto bollente. Usciamo dall'hotel e ci incamminiamo. Quando arriviamo al punto indicato chiediamo per l'ascensore e scopriamo essere incassato nella roccia. Non se ne parla nemmeno. Optiamo per le scale. 490 scalini. Dico: 490 scalini. Arriviamo giù a dir poco accaldate. Bagno in mare e un panino per fermare lo stomaco. Poi di nuovo bagni a non finire. Sotto i raggi del sole quasi non si resisteva. L'unico mezzo di sopravvivenza era il completo ammollo nell'acqua. Quando verso le 17 il sole è sparito dietro la rupe altissima alle nostre spalle tutto ha preso un colore e un aspetto diverso. Senza il sole cocente addosso, anche la spiaggia rocciosa sotto ai piedi è diventata piacevole. Il mare, che prima aveva un colore verde smeraldo, è diventato più scuro ma anche più intenso. Profumato. L'acqua sembrava quasi vellutata. Fare il bagno verso sera, in quell'atmosfera è stato come un massaggio vellutato, morbido, come la carezza di un amante. Mi risveglio dal sogno e mi accorgo che gli ombrelloni sono stati tutti chiusi e i lettini tolti. E' rimasto solo il nostro. Mi forzo per uscire da quell'acqua. Mi asciugo e mi vesto. Ci prepariamo a risalire le scale. Accidenti che fatica. Mi sono accorta che forse sono un po' fuori forma. Mi manca un po' il fiato, ma reggo abbastanza bene. Certo che questa faticaccia l'avrei evitata volentieri (oggi mi fanno ancora male i polpacci e non è mai stato tanto difficile scendere le scale di casa), ma è valsa la pena.


Il tempo di ristorarsi con una bella doccia, ci prepariamo per il centro di Amalfi. Per una cena da gustare fino in fondo. Penso che i sapori si uniscano inevitabilemente ai colori e ai profumi dei luoghi che si visitano. Il tutto fa del viaggio un esperienza meravigliosa, o meno, a seconda di quello che si è trovato. La passeggiata in centro ci ha portato ad esplorare vicoli e vicoletti, ricchi di botteghe artigiane, di trionfi di prodotti locali, ceste colme di limoni e frutta, corone di peperoncini e buste di spezie. Colori sgargianti e profumi invadono le strade. Sì, profumi. Anche il profumo di un ottimo fritto ci raggiunge e ci ricorda che è ora di appagare la gola e lo stomaco. La scelta del ristorante si è rivelata ottima. Piatti saporiti e curati nei dettagli. Sapori vecchi e nuovi che si sposano con originalità. La serata finisce con un ultimo giretto prima di tornare in albergo per il meritato riposo.
To be continued...

Viaggio in Costriera - 1. Sorrento






28.07.2007 ore 05.04 am



Si parte, finalmente. Dopo una nottata insonne e un risveglio traumatico, ho messo le ultime cose in valigia e la mia amica Patty e io siamo partite. Dopo 500 mt ci siamo guardate in faccia e abbiamo optato per una sosta d'obbligo da Desideri, a Monteverde, per una pausa caffè. Non saremmo andate molto avanti senza una dose massiccia di caffeina nel sangue. Ci siamo. Adesso siamo pronte.



Il viaggio fino alla Costiera Amalfitana non è lungo, ma visti le temperature e le previsioni del traffico abbiamo deciso di partire presto. Infatti per colazione siamo già a Sorrento. Parcheggiata la macchina facciamo due passi e ci dirigiamo a Piazza Tasso. Tra i motorini e le macchine che girano, i turisti che sono già in strada e gli abitanti già al lavoro, si capisce che la città si è già svegliata da molto. Facciamo colazione in uno dei bar sulla piazza: classica sfogliatella e mega cappuccino. Accidenti che buono, con una piccola spolverata di cacao in una tazza enorme che conterrà almeno mezzo litro di latte. Siamo pronte per addentrarci nei vicoli affollati di Sorrento.



Le botteghe sono già aperte con tutta la merce esposta. Si vedono limoni e corone di peperoncini appesi: rossi, gialli e verdi. Oltre ai limoni ci sono i cedri, più grandi e aspri e un frutto per me nuovo che si chiama limoncedro. Come dice il nome stesso è il risultato di un innesto fra i due. Sembra che il sapore di questo frutto non sia esaltante ma ne ho assaggiato la marmellata ed è davvero molto buona. In un piccolo negozio di dolci abbiamo comprato dei confetti al peperoncino e altri alla crema di limoni. Dentro ci sono le noccioline. Non so quale mente abbia inventato tale bontà, ma ha tutta la mia gratitudine.



Finito il giro e fatti gli acquisti sono un po' in trepidazione. In realtà il mio unico scopo della sosta a Sorrento era il negozio di essenze profumate. Solo lì ho trovato un essenza alla gardenia che io adoro, ma che purtroppo è introvabile. Che delusione quando ho visto che il negozio/laboratorio è, ormai, quasi inesistente. La parte delle essenze e profumi occupano solo la parte fine del negozio. Le ampolle, che prima erano numerose, si sono ridotte a 5/6. Gli alambicchi non ci sono più. I saponi e gli altri prodotti spariti. Le essenze vendute sono le classiche: lavanda, limone, patchouli e qualche altra. La gardenia non c'è. Non c'è più. Ci sono rimasta male. Per consolarmi ho gustato a lungo la vista splendida che si ha, del mare e della costa, dal belvedere del giardino comunale. Certo guardare lo strapiombo che c'è sotto fa impressione, ma l'odore del mare arriva fino in cima. Quando mi giro verso il giardino vedo che l'attenzione di molti è rivolta verso il ramo di una delle piante che ornano il giardino: c'è un gattino, piccolo, rosso e vivacissimo. Quando scende cerco di attirare la sua attenzione ma si gira, drizza tutto il pelo e mi soffia per avvisarmi che non vuole essere toccato. La prendo come una sfida. Si nasconde tra la piccola siepe e saltella tra i fiori. Lo seguo e ogni tanto allungo la mano. Se esiste il detto "La curiosità uccide il gatto" un motivo ci sarà. Così faccio il gioco del vedo e non vedo: ora mi avvicino e ora lo ignoro. Effettivamente noto che, quando mi allontano, cerca di spiare e fa qualche passo verso di me. E' furbo, ma anche molto molto curioso. Sembra quasi un balletto adesso. Qualche turista si ferma a guardare. Alla fine cede. Si sdraia per terra e io metto una mano sulla sua pancia, mentre muovo le dita che lui mordicchia e cerca di afferrare con le zampine. Non tira mai fuori le unghie. Questo vuol dire che siamo amici ormai. Giochiamo un po', ma poi è ora di andare. Lo saluto con un buffetto. Penso per un attimo di portarmelo a casa. Ma non riparto per tornare subito a casa e non sono attrezzata per il trasporto del gatto in auto. Ma la cosa che mi fa desistere è vederlo felice che salta tra le aiuole del giardino comunale. E' ancora molto piccolo. La sua mamma forse è nei paraggi. E' pulito e ben nutrito. Lui è già a casa sua. Un ultimo buffetto e me ne vado.



Si riparte. La nuova meta è Positano. Optiamo per la strada interna. Meno chilometri ma più curve, niente panorama. Il caldo ci distrugge. Con tutta l'aria condizionata il sole che batte sulla pelle ci tormenta. La strada sembra non finire più. La brezza del mare non arriva fin lassù. Quando cominciamo a scendere e siamo vicino a Positano ci accorgiamo della lunga coda di auto parcheggiate. Si parla di tornare indietro, all'inizio della fila e trovare un parcheggio per poi camminare parecchio. Non si può fare inversione sulla strada della Costiera. Ogni angolo in cui la strada si allarga appena, qualcuno ha pensato bene di lasciarci la sua macchina. Abbiamo già visto Positano in passato. Io ho i miei ricordi: bellissimi. Patty ha i suoi: bellissimi. Basta uno sguardo. La nuova meta è Amalfi. Tra il caldo e le curve, i motorini che tagliano la strada, le moto che fanno le curve col ginocchio a terra come fosse un circuito GP, le auto parcheggiate dove non si potrebbe e i pullman, arriviamo in hotel. E' ora di pranzo. Ci aspetta una doccia rinfrescante, magari anche un panino al volo e poi mare.



To be continued...

giovedì 26 luglio 2007

Giulietta e Romeo - Revised





In un giorno un po' lontano


sono entrata di nascosto


piano piano in un bosco


che descrivere non so




Era grande e fitto fitto


luminoso e colorato


Ho il sospetto, lo sapete,


che fosse anche incantato




Si racconta che una fata


che di nome fa Giulietta


che si era innamorata


fece proprio una magia




Lei voleva trasformare


tutto il bosco e tutto intorno


in un posto assai speciale


Una formula bastò ed il bosco si incantò




E' felice lì nel bosco


la fatina con Romeo


che, da ranocchio in principino,


a suo tempo trasformò

martedì 24 luglio 2007

L'amore che non c'è


Quando si cresce senza l'amore dei genitori, anche senza l'amore di uno dei due, si forma un buco nel cuore. Non importa il motivo. Può accadere che un imbecille investa tuo padre mentre sta tornando a casa dal lavoro e poi se la dia a gambe lasciando lì, fregandosene del fatto che quell'uomo non rivedrà più le sue figlie. Può accadere, invece, che un'altro imbecille non si renda conto di avere una figlia e del bisogno di amore che lei ha. Della sua fragilità. Lui non sa che il male che le fa oggi lascerà il segno per sempre.

Non importa perchè l'amore di un padre non arrivi più al cuore di sua figlia. Il fatto è che la sofferenza, questo tipo di sofferenza, non ha limite. Te lo porti sempre dentro. E ti fa male sempre.

Purtroppo non si può insegnare ad amare. Un figlio o lo ami o non lo ami. O lo vuoi o non lo vuoi. E se non lo ami niente e nessuno potrà compensare quello che non gli hai dato. Non puoi colmare il buco che si forma. Niente può. Niente è abbastanza.

Nemmeno l'amore di una madre.

lunedì 23 luglio 2007

Rabbia e dolore


Non posso scrivere questo post. Le lacrime mi graffiano il viso di rabbia. Non posso dire perchè. Quello che scriverei sarebbe probabilmente cancellato da chi provvede che quanto pubblicato non sia offensivo e volgare (sempre che ci sia qualcuno che si occupi di questo).

Non posso esprimermi come vorrei perchè quello che ho dentro adesso non si può descrivere se non con parole pesanti. E forse non è giusto per chi legge.

L'immagine che inserisco non è perfetta rispetto a quello che sento, ma in parte può rendere l'idea.

venerdì 20 luglio 2007

Chi trova un amico....


E' proprio vero: chi trova un amico trova un tesoro. In un periodo che, si è ormai capito, non è il massimo per la mia vita, ho trovato molte persone che mi sono state e mi sono tutt'ora vicine.

Solo alcune sono rimaste nella bufera. Quelle che io armai chiamo "vecchie conoscenze" sono le persone che ho considerato amici per anni, ma che nel momento di difficoltà si sono elegantemente defilate. Sono quelli che, se mai ti venisse l'idea di chiedergli il perchè, ti risponderebbero che pensavano che volessi stare da sola (te l'immagini uno che è angosciato e disperato e ha tanta voglia di affliggersi da solo?!). Sono quelli che quando c'era da vedersi a casa o fuori per cena erano sempre pronti. I primi ad arrivare. Ma sono anche quelli che ti voltano le spalle, che hanno un progetto con te e quando vedono che tu non ce la fai perchè hai problemi più gravi pensano bene di lasciarti dove ti sei incagliata e proseguire con un'altra barca.

Ma non li odio. Sono persone con cui ho passato tanti bei momenti, tante risate e tante cose belle. Pazienza. Fanno ormai parte del passato. I ricordi, come le persone che ne fanno parte. Sono persone alle quali ho voluto e voglio bene ancora oggi. E anche se io su quella barca non ci sono più, spero sempre che non vada mai alla deriva, ma che navighi a vele spiegate.


Poi ci sono le persone "roccia". Sono gli amici storici. Sono pochi, ma sono quelli che non ti abbandonano mai. Quelli che puoi sentire mille volte al giorno o una volta al mese, ma sai che in qualunque situazione ci sono sempre. qualcuno ti ascolta, qualcuno ti coccola, qualcuno ti rimbambisce di chiacchiere, altri guardano con te un bel film alla tv. Ognuno ha il suo modo per starti vicino e per farti sapere che c'è. Un amico non deve fare i salti mortali. Basta veramente poco per farti stare meglio. Per farti sentire meno sola.


La cosa bella, quella che mi fa sentire bene e sperare, che mi da la forza per andare avanti è che al mondo ci sono tante persone che entrano nella tua vita proprio quando sei nella tempesta. Se uno ci pensa sono persone coraggiose, che non si fanno e non ti fanno domande su come sei finita nei guai. Su cosa ti fa stare male e su cosa ti fa piangere la notte. Sono quelle persone che non ti conoscono ma si inventano un modo per strapparti un sorriso.


So che mi sono dilungata molto. Il succo è che voglio dire GRAZIE.

Grazie a chi c'è da sempre e non è scappato. A chi è entrato da poco nella mia vita. A chi non andrà mai via dal mio cuore e a chi è di passaggio. Ognuno di voi, insieme ad una foto o ad un semplice fiore, mi regala sempre un sorriso.

mercoledì 18 luglio 2007

Nonostante tutto

Il buon umore regge. E regge bene. Non è un entusiasmo passeggero. Piano piano sto riprendendo i fili della mia vita e li sto rimettendo insieme....ma per una stoffa nuova. Più bella e più curata, anche nei dettagli.
La voglia di vivere che ho addosso mi entusiasma anche e soprattutto per le piccole cose. Sto organizzando un week-end tra amiche sulla Costiera Amalfitana. Io la adoro. Ne amo gli odori e i sapori. I colori e la gente del posto. Non vedo l'ora di partire. Voglio godermi ogni paesaggio, vecchio e nuovo. Ogni persona che incontro e ogni dettaglio.
La vita è bella. Nonostante tutto.
La mia amica dice che sono pazza, perchè neanche ho deciso dipartire che già ho mandato richieste per prenotare, stampato le mappe, calcolato le spese e fatto un fitto programma di cose da fare e da vedere. Ma che ci posso fare. Io sono fatta così!

martedì 17 luglio 2007

Sogni


Ho fatto un sogno. E' un evento che io lo ricordi, perchè li dimentico sistematicamente. E, per le sensazioni che mi ha lasciato e per il sogno in sè, so che è un sogno che anticipa un evento. So che è strano e molti non ci crederanno, ma è così. Non è sempre accaduto nella mia vita, ma da un particolare momento in poi ho smesso di ricordare i sogni, eccetto quelli che preannunciavano un avvenimento reale. Non sempre sono stati bei sogno e il "preannunciare" non vuol dire vedere quello che accadrà per filo e per segno, ma è l'interpretazione che do e soprattutto le sensazioni che il sogno mi lascia che fanno il resto.

Il sogno che ho fatto, finalmente e fortunatamente, sono certa essere presagio di qualcosa di buono. E' accaduto due giorni fa e sento ancora addosso la sensazione di tranquillità che il sogno mi ha lasciato. Presto ci sarà qualcosa di buono!

giovedì 12 luglio 2007

Racconti d'estate 3 - Curzio

A volte uno si chiede come nascono le favole, le storie di fantasia e i racconti, brevi o meno, che si leggono sui quotidiani, nei libri e nei blog. Nascono così: mentre scrivevo il post precedente, parlando di tane e animali, si è accesa una lampadina ed ecco partita la storia.
Curzio è un orsetto marsicano,molto buffo. Zampetta nel bosco con un'andatura lenta e morbida. E' caldo anche nel bosco e, con tutto quel pelo, il riparo degli alberi non porta sollievo. L'afa rallenta ancora di più i suoi movimenti e quasi gongola mentre si inoltra nella boscaglia, fitta e verde.
Curzio è solo un cucciolo e sicuramente mamma orsa lo sta cercando, ma lui è deciso a fare un giretto tutto solo, forse vuol dimostrare di essere diventato grande. Si addentra dove i cespugli coprono i sentieri. Annusa la terra, come in cerca di qualcosa. Prosegue sulla linea di un tronco e tira su la testa per assaporare l'aria. Qualche raggio di sole che filtra dai rami fitti degli alberi illumina il bel pelo e ne fa riflessi quasi ramati. Ha un musetto dolce e adesso ha un espressione di curiosità. Forse ha captato qualcosa di veramente interessante con quel tartufone che si ritrova al posto del naso. Cammina ancora, annusa ancora.
Quasi affretta il passo. Deve, effettivamente, aver fiutato quello che cercava. Continua il suo cammino, adesso è più deciso, quasi veloce. Quando si apre una piccola radura si vede un corso d'acqua che scorre veloce. Se non fossi stata distratta da Curzio ne avrei sentito il rumore. Curzio temporeggia un po' sulla riva. Punta qualcosa nell'acqua. Osserva. Saltella prima su un piede e poi sull'altro. Come fosse impaziente. Indeciso. All'improvviso si tuffa. Si alza e si ributta nel fiumiciattolo. Si gira e si rigira. Si gode finalmente un po' di frescura.
Dietro un cespuglio non troppo fitto, si intuisce un ombra. E' la mamma di Curzio. Sembra spiare il suo cucciolo. Quando pensa che si sia divertito abbastanza, spunta fuori in tutta la sua mole. E' enorme, ma quello che a noi sembra minaccioso fa saltare di gioia il piccolo Curzio. La mamma lo raggiunge nell'acqua. Quando lei è abbastanza vicina Curzio si blocca. Ha forse paura di un rimprovero. Lei è ora a un passo. Avvicina il muso e da un colpetto sul naso del piccolo, come fosse un buffetto. Curzio fa un saltello e muove il sederotto. Se fosse un cane, starebbe scodinzolando. E' più felice ora che la sua mamma fa il bagno con lui.
Dopo tutto c'è tempo per crescere e girare la foresta in solitudine.

Solo l'amore cura il dolore. A volte

Solo l'amore cura il dolore.
Ieri, dopo una giornata in giro per Roma, sono scappata da mia sorella. Avevo bisogno di amore. In qualunque forma, purchè fosse amore. Purchè fosse amore sincero, incondizionato. Quando scappo da lei è perchè so che lì sono al sicuro. Quando non resisto, mi sento come un animale spaventato. Allora scappo nella tana. Mia sorella e le mie amiche più care sono la mia tana. Ieri sera sono andata da lei e stasera una mia amica viene a casa mia.
Anche casa mia è una tana. E quando mi sento in pericolo, preferisco non uscire. Mi curerò ancora le ferite.
Ma, solo l'amore cura il dolore. A volte.

Il tempo e il dolore

Ci sono alcune ferite che non si rimarginano mai.
Puoi non pensarci, puoi non vederle, ma all'improvviso senti il dolore. Forte. Come se non fosse passato nemmeno un giorno da quando ti sei fatta male.
Anzi, a volte, il dolore rinnovato è ancora più forte. Forse perchè non te lo aspetti. Forse perchè ti sei illusa che il tempo abbia portato via il male.
Poi ti accorgi che così non è. E non hai difese.

martedì 10 luglio 2007

Un po' di pace e un po' di sosta

Non tutti i giorni ci sono i fuochi d'artificio. Ci sono giornate che passano così. Tante cose da fare, ma tutta routine. Sarà che mi sono abituata a ritmi troppo frenetici, della serie "senza pace e senza sosta", ma quando proprio non accade nulla di particolare mi sembra di aver perso tempo. Dovrei, invece, imparare ad apprezzare anche queste giornate. Trovare un po' di pace e un po' di sosta non è una cosa negativa. Non vuol dire che il mondo si è fermato. Soprattutto, non si ferma la mia vita. Va avanti e so che presto ci saranno cose belle da raccontare !!

lunedì 9 luglio 2007

Misteri

Non so se per tutti è così, ma nel mio passato ci sono stati momenti di mistero. Cose che accadono e che non saprei spiegare. Per non rimanere troppo sul vago, è come fare un sogno che ti preannuncia qualcosa che poi accade veramente.
Non sempre è stato per qualcosa di buono. Ma i dettagli sono irrilevanti e profondamente personali. In realtà la riflessione che volevo fare è sul potere del bene e del male. Io ho sempre evitato i maghi e gli pseudo stregoni che ormai si trovano ovunque (tv, internet, giornali ecc).
Sono dell'idea che ognuno sia libero di fare ciò che vuole, ma non approvo e non condivido. Sono credente (anche qui i dettagli sul tipo di religione sono irrilevanti), ma non praticante e decisamente scettica su alcuni principi della mia stessa religione, ma sono profondamente convinta che "qualcosa c'è" e che il bene che ne deriva, a volte, ha un potere straordinario. Ma allora perchè non credere che, perchè esista il bene, deve necessariamente esistere anche il male, in tutte le sue forme. Non scendo nei paricolari. E' solo uno spunto improvviso di riflessione. Forse approfondirò in futuro. Quello che penso, anzi che ho provato a mie spese, è che, come il bene e l'amore assoluto possono cambiare la vita di ognuno di noi, nostro malgrato anche il male, altrettanto vero e potente, può, purtroppo, fare lo stesso.

Racconti d'estate 2 - Gedeone

Era un po' che volevo far conoscere la mia amica alla mia unica e mitica sorellona. Sabato ho organizzato un incontro. Eravamo noi tre e una marea di bambini tra nipoti, amici ecc. Forse non erano poi così tanti, ma dal terremoto che ci girava intorno sembrava di stare in mezzo alla "carica dei 101".
Tenerli buoni non è facile. Puoi giocare a nascondino, ma quando hai superato i 30 anni, chissà com'è corrono tutti, inevitabilmente, più di te. Soprattutto se hai passato le ultime due ore a spingere il trattore, salvare il tuo cane dalle grinfie dei pargoli, evitare il disboscamento del giardino tanto curato dai tuoi zii (per fortuna momentaneamente in vacanza), corso a perdifiato per acchiappare prima uno e poi l'altro, illudendoti di afferrarne uno e fargli vedere che non sei una zia mollacciona (ovviamente senza successo!).
Mentre mia sorella e la mia amica parlavano amabilmente e preparavano la cena, io avevo quasi perso le speranze di uscirne viva. Mi chiedevo come avrei fatto a finire la serata senza danni permanenti nel corpo e, soprattutto, nell'orgoglio.
Per fortuna, dopo cena, quando i piccoli killer avevano riconquistato energia (semmai l'avessero persa) e io temevo, ormai, di non poter sopravvivere oltre, è arrivato Gedeone. E' stato la mia salvezza. Non l'avevo visto arrivando. Presa dalle presentazioni e dall'orda di pargoli impazzita, non avevo notato che se ne stava lì, immobile, silenzoso e pensieroso.
Appena ho visto i "guerrieri" riprendere le armi per ricominciare la battaglia, li ho fermati subito. Gedeone non poteva essere disturbato. Incredibile l'effetto che Gedeone ha avuto, immediatamente, sui bambini. Fermi, immobili. In silenzio. Ho colto l'attimo e ho iniziato a raccontare loro la sua storia. Gedeone, infatti, è una creatura non certo rara, ma singolarmente interessante e, come tutti noi, ha avuto le sue vicissitudini. Quando era molto piccolo ha rischiato molte volte di morire in battaglia e, se ciò non è avvenuto, è stato solo per la forza ed il coraggio che ha sempre avuto. Oltre ad essere un gran lottatore e a conquistarsi ogni giorno il suo pasto, Gedeone ha anche delle doti non poi così nascoste. Le sue opere di tela le puoi trovare ovunque. Non hai bisogno di andare in un museo. Basta guardare bene nei giardini, tra gli alberi o i fiori, accanto al pozzo dell'acqua. A volte anche in casa. Anche se Gedeone non è un esibizionista e, nella sua umiltà, le opere migliori le tiene in cantina. Gedeone ha anche una dolce compagna, che è una ricamatrice eccezionale. I disegni che sa intrecciare sono ogni volta unici e inconfondibili.
I bambini mi guardano. Sono affascinati, ma non ho ancora convinto i più furbi. Qui ci vuole un po' di fantasia.
Gedeone è un principe. (Alle bimbe si illuminano gli occhi). Sulla schiena ha una croce. Un segno importante. Lo distingue dagli altri che non ce l'hanno. E tutti sanno che lui è il capo, la guida. Il principe regnante e nessuno è più forte e importante di lui. Gedeone e la sua principessa, però, non amano la vita mondana. Non organizzano balli e feste. Si dice, però, che ogni tanto qualcuno vada a trovarli e, forse perchè affascinato dall'ospitalità, rimanga colpito dalla "rete" di accoglienza e non ne esca più.
Ma queste sono solo leggende. Gedeone è così timido ed è per questo che non vuole essere disturbato e, a qualche impertinente che insiste per toccarlo, gli dico di avvicinarsi e provare a salutarlo. Fatto qualche passo ed allungata la mano Gedeone scappa come una furia e non esce più!
I bambini si sono calmati, Gedeone è andato a dormire. E' ora di tornare a casa anche per noi.
Solo Anna, la mia dolce nipotina è ancora perplessa e un po' spaventata. Mia sorella mi guarda di traverso e con lo sguardo mi rimprovera per averla agitata. Allora prendo Anna in braccio e le dico che Gedeone è buono e conosce i segreti di tutti i bambini. Lui sa che lei ha paura delle mosche ed è per questo che quando lo vanno a trovare non le lascia andare più via.
Mi guarda con quel visino delicato, da vera principessa. Si apre un dolcissimo sorriso.
E adesso, tutti a nanna.

venerdì 6 luglio 2007

Dormito!!

Ho Dormito!! E ho dormito tutta la notte. Incredibile. Non accadeva da un tempo infinito. Ieri sera ero stanca da morire, ma non più di tante altre volte, ma, contrariamente alle altre volte, sono andata a letto e dopo poco mi sono addormentata. E ho dormito tutta la notte. Per me è un vero evento. La mia media è ormai (parlo ancora al presente perchè lo ritengo un caso del tutto isolato) di 3 ore al massimo.
Come mi sento? Nervosa e tesa. Ma non dipende dalla dormita straordinaria. Lo ero anche ieri e gli altri giorni. Lo sono perchè mi manca "qualcuno" che mi accarezzi il cuore e l'anima. Però, nonostante questo mi sento forte. Non mi arrendo. Non posso. Anche se volessi, c'è qualcosa che mi spinge avanti. Non so fin dove arriverò. Ma non importa adesso. Come ho scritto sul post di ieri, la felicità è un viaggio, non una destinazione.

giovedì 5 luglio 2007

La felicità 2

Dopo aver scritto l'ultimo post, stamattina...per caso vagando tra i blog ho trovato questo:

HAPPINESS IS A JOURNEY, NOT A DESTINATION.
So, work like you don't need the money,
love like you've never been hurt,
and dance like no one's watching!!

La felicità

La felicità esiste.
Eccome se esiste. Il problema è che la felicità è uno stato d'animo che si conosce poco. Se ne parla poco e sempre in termini molto generali. Molti di noi la confondono con i soldi, altri con il potere, con l'avere, con il possesso. Spesso con la serenità, con le giornate che scorrono senza problemi.
La felicità, secondo me, è poter parlare al cuore. Aprirsi senza nascondersi. Raccontare i sentimenti e i desideri più intimi senza avere paura di chi ti sta davanti. Senza avere il minimo sospetto che chi ti ascolta possa capire altro da quello che tu vuoi dire.
La felicità sta nello sfiorarsi delicato di due anime. Nella certezza che quello che hai è unico. Inviolabilmente TUO.
In un abbraccio che lascia cadere una lacrima.
In una lacrima che ne accompagna altre.

mercoledì 4 luglio 2007

Dopo il caffè

Eccomi! Dopo il caffè il mondo sembra più nitido.
Giornata uggiosa. Calda e umida. Il cielo sembra quasi quello africano nelle giornate coperte. L'aria è pesante e credo che tra poco verrà a piovere. Notte insonne. Ma c'era da aspettarselo. I pensieri sono sempre tanti e quando sei "in attesa" di qualcosa o di qualcuno, l'insonnia diventa inevitabile. Ti giri e scacci i pensieri. Quelli cattivi, ma anche quelli buoni che a volte ti fanno dormire anche meno degli altri. Immagini e speri su quello che sarà. E quando diventa una tortura l'unica alternativa è contare. O pregare. Contare il tempo che hai passato nel bene e quello che hai passato nel male. Fare bilanci che, chissà perchè, sono sempre sbilanciati. O si è avuto troppo o si è avuto troppo poco. A seconda dei casi, pregare. Per avere di più.
O, per avere di meno. Ma averlo. Sempre.

Coffee time


Buongiorno mondo. Ci sei? E' difficile dirlo perchè stamattina ho un sonno terribile e non connetto molto. Non ancora, almeno. Mi bruciano gli occhi. Mi metterei a fare una bella pennichella proprio qui sulla scrivania. Poi 'sta sedia stamattina sembra di marmo. Non si può stare seduti.
Vabbè, vada per il caffè!!

lunedì 2 luglio 2007

Il male dentro

Quando ami molto qualcuno fai di tutto per rendere questa persona la persona più felice del mondo. Quando, però, vedi che non c'è niente che puoi fare ti senti davvero impotente. Oltre al dispiacere, sale una rabbia dentro che non riesci ad esternare, a buttare fuori. E' un insieme di frustrazione, di preoccupazione e angoscia. E anche se provi a fare qualcosa, ti sembra sempre che ogni parola che dici e ogni gesto che fai sia inutile. Sia stupido o, comunque, fuori luogo. Anzi, non sembra. E' inutile, stupido e fuori luogo. Perchè dentro sai già che non puoi vivere tu quel dolore e quell'angoscia al posto suo. Puoi solo stare lì. Ascoltare, assecondare, parlare. Ma non puoi strappare il male che ha dentro.

mercoledì 27 giugno 2007

Giornatina !!!

Dico io, ma come fa uno a svegliarsi (sempre che abbia dormito) già incazzato di prima mattina? Eppure è così. A parte il fatto che dormo sempre meno e ancora non ho capito perchè....ma oltretutto mi alzo e, mano a mano che faccio le solite cose in casa o altro, prima di uscire , mi sale un nervoso incredibile. E poi la cosa terribile è che questo è sempre presagio di una pessima giornata. Tipo che arrivi in ufficio e ti cancellano duemilaquattrocento prenotazioni o la pratica che hai coccolato per tre mesi perchè tutto doveva essere perfetto si è rivelata un vero disastro o al collega je girano più de te...e allora nemmeno ti puoi sfogare, altrimenti dovresti mettergli le mani al collo e farla finita lì.
Vabbè sto esagerando......meglio che la finisco qui o non so cosa potrei scrivere !!

martedì 26 giugno 2007

Racconti d'estate 1 - Ma che caldo fa!




Roma, 26/06/2007




E' arrivata l'estate. E si sente. Non avevo mai sofferto, ancora, il caldo quest'anno. Ci sono stati dei giorni in cui la temperatura è stata effettivamente molto alta, ma la sera l'aria s'era sempre rinfrescata. La notte, confesso, mi sono sempre tenuta il lenzuolo addosso.


Non stanotte, però.


Mi sono messa a letto tardi; forse ero già insofferente e non riuscivo a smettere di fare e di sistemare in giro per casa. Poi finalmente, dopo una doccia fresca mi decido e mi sdraio sul letto. Finestra aperta. Serranda alzata quanto basta per far entrare l'aria e tenere fuori occhi indiscreti. Almeno credo.


Aria. Quale aria?. Non se ne muove un filo di aria. La tenda color arancio non fa una piega. Non si muove. Sono certa che se passasse una mosca avrebbe almeno un sussulto. E invece no. E' assolutamente immobile.


Cambio posizione, cercando sollievo e mi giro verso la finestra. Ci sono ancora parecchie luci accese di fronte. Sono le 2.00. Siamo tanti a non dormire.


Rimango ad osservare. Non riuscendo a dormire, cerco di distrarmi. Dopo un po' qualcuno cede e qualche luce si spenge. Al terzo piano c'è un ragazzo che lavora al pc, gira i fogli che ha sul tavolo, in continuazione. Mi chiedo se sia uno scrittore e cerco di indovinare la trama del suo libro. Forse è un impiegato o un avvocato che ha portato le carte a casa. No. E' troppo giovane. Mi sembra di riconoscerlo. E' un ragazzo che incontro ogni tanto al supermercato sotto casa. Si affaccia al balcone. In controluce non distinguo bene. Mi sembra proprio lui. E' uno studente universitario. Ce ne sono tanti in zona che studiano lontano da casa. Mi chiedo se qualche volta si sente solo come me. Forse adesso, che sembra che guardi nel vuoto. Sta ancora qualche istante e rientra per ricontrollare i suoi appunti.


Ancora qualche finestra che si chiude. Qualche luce che si addormenta. Un bagliore in continuo movimento, ad un piano troppo alto per guardare dentro, mi fa intuire che qualcuno passi la nottata davanti alla tv.


Si accende un lume nuovo. Poco distante dallo studente. Un piano più sù. Un uomo di mezza età. Ben vestito, mi sembra. Anche lui cerca respiro sul balcone. Anche lui, come me, sembra spiare dentro le case. Osserva, guarda e scala i piani, uno a uno. Ad un certo punto ho l'impressione che mi stia osservando. Io ho la luce spenta, ma il bagliore dei lampioni della strada potrebbero lasciar trasparire qualche ombra.


Allora non mi muovo.


Nemmeno lui si muove.


Forse mi vede veramente. E aspetta. Un movimento. Un cenno. Quasi trattengo il respiro. Di più non posso fare.


Guarda verso l'alto, adesso. Forse spera di percepire il bagliore di qualche stella troppo luminosa per essere offuscata dalle luci della città. Abbassa la tapparella. Si vede ancora qualche ombra in movimento. Poi la luce si spegne. Tra poco dormirà anche lui.


Guardo l'orologio. Sono le 4.00. Cerco di distrarmi e penso alle cose da fare nel giorno che sta arrivando. E' peggio e mi agito ancora.


Eccolo. Un sospiro di vento. Ancora un soffio. Finalmente è arrivato un pò di fresco. Chiudo gli occhi e mi addormento. Tra due ore suonerà la sveglia e sarà un altro giorno.

lunedì 25 giugno 2007

Bentornata a casa




Sono tornata. Che dire...la vacanza è sempre vacanza. Anche se breve, va sempre bene. E' stato per me come tirare un sospiro di sollievo. Quello che non riuscivo a fare attaccata alla routine quotidiana. Presa dal lavoro e dai problemi di tutti i giorni. E' impossibile staccare la mente e pensare a se stessi, divagare, lasciare la mente libera di andare dove le pare, senza costrigere sempre i pensieri a piegarsi alle esigenze degli impegni quotidiani.


Quando la mattina hai la sveglia che suona e la giornata comincia con una tabella di marcia, non hai possibilità di seguire te stessa. Vai dietro agli impegni, corri dietro ai figli, ti nascondi evitando di guardarti allo specchio per non farti domande, alle quali sai di non avere risposte.


Quando, invece, non hai orari e obblighi fissi da rispettare è più facile lasciare che la mente, come il corpo, seguano ritmi più naturali e, lontano dalla confusione, hai modo di ascoltare di più il cuore.


E il cuore non mente mai.


Sono tornata. Amo le stesse persone. Odio le stesse persone (in realtà il sentimento dell'odio non mi appartiene, se non per l'eccezione di un'unica persona). Ho gli stessi impegni. Vedo e frequento gli stessi ambienti.


Ma ho recuperato energie. Ho gli stessi problemi di una settimana fa. Tenersi lontano dai problemi non fa in modo che si risolvano da sè. Ma mi sento più forte e più ottimista e sono certa che questo mi aiuterà!!


Bentornata a casa!

venerdì 15 giugno 2007

Finalmente ci siamo

Tutti al mare...tutti al mare......
Finalmente ci siamo...ancora qualche ora...il tempo di fare i preparativi...valigia al seguito e....
SI PARTEEEEEEEE !!!!!!!!!!!
Voglio, almeno per una settimana, lasciarmi tutto alle spalle e godermi la mia vacanza. Sole, mare, piscina, completo relax e tutto quello che si può desiderare per una vacanza perfetta.

Ne ho veramente bisogno.

mercoledì 13 giugno 2007

Piano, piano. Poco,poco

Non è il momento di pensare e tantomeno di fare. Ci sono delle volte in cui le cose bisogna lasciarle andare da sole. Non si può sempre proggettare e spingere perchè tutto ciò che vogliamo accada ora e subito.
Adesso devo solo prendere fiato, fare un respiro profondo e lasciarmi andare. Così farò e, anche se non accadrà niente, almeno per qualche giorno smetterò di affannarmi !!
Voglio godermi qualche giorno di pace, tanto più che tra poco andrò in vacanza. Quando mi sarò riposata forse tutto andrà meglio.
Come dice qualcuno che io conosco bene...piano, piano. Poco, poco.

lunedì 11 giugno 2007

Tempo di vacanza (quasi)


Finalmente....una sola settimana e vado in vacanza.........................non ce la facevo più !!!!!

Tra l'altro è doppiamente meraviglioso perchè è una vacanza improvvisata...fino a 3 giorni fa non era nemmeno prevosto. Le mie vacanze erano programmate per la fine di agosto.

Una settimana intera di mare, piscina e giochi con l'amore più grande della mia vita.

Credo che mi divertirò come una bambina !!!!

giovedì 7 giugno 2007

Il peso di una vita

E' ormai qualche giorno che non sto affatto bene. Mi sento come se avessi un peso addosso, da sempre. Come se non mi riposassi da un tempo infinito.
Mi sento stanca. Non tanto fisicamente, anche se la notte ormai non dormo mai più di un paio d'ore. Mi sento stanca mentalmente. Ieri sera pensavo a che cosa mi fa sentire così. Piano piano sono andata indietro negli anni cercando di capire. Quando è morto mio padre non ho avuto nemmeno il tempo di piangere. Mi sono accollata, forse di mia iniziativa o forse un po' spinta da mia madre, la responsabilità della mia famiglia e della casa. Non mi sono mai potuta appoggiare a mia madre, sempre molto sensibile e non molto stabile emotivamente. Era lei che cercava conforto in me e in mia sorella e mai il contrario. Avevo solo 13 anni e da allora la mia vita è stata sempre così. C'è sempre stato qualcuno che ha avuto bisogno di aiuto più di me. Sempre qualcuno da portare in spalla perchè non ce la fa. Ma adesso che avrei bisogno io di riposarmi, di fare anche solo qualche passo sulle spalle di qualcuno, non c'è nessuno. Adesso men che mai però posso tirarmi indietro. I figli hanno sempre bisogno di essere portati in braccio, aiutati e protetti ad ogni costo.
Ma confesso che ho paura. Una paura che mi fa piangere quando sono sola. Come ieri sera. Piangere in un modo disperato che non avrei mai pensato. Ho paura di non farcela. Una paura disperata perchè la persona che ha bisogno di me adesso non può essere lasciata sola in nessun modo. E' piccola e fragile e non voglio che porti lei il peso della vita, come è accaduto a me. Il problema è che ogni giorno è più difficile. Ogni giorno è più stancante. Ogni giorno sono un po' più sola.

martedì 5 giugno 2007

Avere pazienza

Nottataccia !!!
Che dire. I pensieri e le idee si confondono. Si ammassano nella mente e non trovano una via di fuga. Non trovo l'ispirazione per uscire da quello che mi sta stretto. Non voglio la mentarmi. So che sono sulla via giusta. Credo di dover avere solo ancora un po' dipazienza. Ma devo anche lavorare molto ancora. Per arrivare. Sì ma dove. A cosa. La questione è che gli obiettivi sarebbero più chiari se non fossero molti, forse troppi. No si può sistemare il lavoro, la famiglia e l'amore in un colpo solo. I sentimenti ti tirano da una parte e la mente ti tira dall'altra. Dovrei aspettare e lasciare che qualcosa si sviluppi da sé. Senza voler dare per forza quella "spintarella" che io credo sia necessaria (ma lo credo solo perchè vorre che le cose si risolvessero in fretta).
Dovrei imparare ad aspettare, ma la paura che niente si muova se non lo sposto io è molta. Credo che venga dal fatto che, nella vita, anche quando ero molto più piccola, non ho mai ottenuto niente senza lottare, o almeno senza faticare un pochino.
So che se aspettassi, forse stavolta le cose prenderebbero la strada giusta da sole. Ma la pazienza non è il mio forte e la paura che attendere mi farà solo perdere altro tempo è grande.
Sicuramente qualcosa farò. E so che questo incasinerà di nuovo la mia vita. Chissà perchè questo mi riesce sempre troppo bene!!

Facili soluzioni per problemi senza soluzione

Risolvere i problemi non è poi tanto difficile come sembra.
L'importante, quando proprio non si vede luce, è riempirsi la vita di tante di quelle cose da fare che ci impegnano, non solo il tempo, ma anche e soprattutto il cervello.
Pensare a tutto tranne che a quella cosa che ci fa star male e che sappiamo non poter proprio risolvere, nemmeno con un viaggio a Lourdes, non è certo la soluzione del problema in sè, ma sicuramente è un modo per non stare male. Quello che rimandiamo non sparisce da solo, prima o poi ritorna e ci dobbiamo fare i conti. E forse il conto sarà ancora più salato, perchè avremo perso tempo e occasioni. Forse. E' un po' come la macchia sulla tovaglia. La possiamo coprire, in emergenza, con un bel centro tavola, ma se non la togliamo definitivamente, tolto il centro tavola la macchia non se n'è andata via da sola. E' sempre lì a ricordarci che non abbiamo risolto il problema. Lo abbiamo solo rimandato.
Io sono dell'idea che tutto va affrontato prima o poi. Ma per le grandi cose bisogna essere pronti.
Adesso non è il momento. Almeno non lo è per me. So che non ci manca molto. Non si può vivere in eterno girandosi dall'altra parte. Quando arriverà il conto...comincerò a pagare.