lunedì 10 maggio 2010

Rose rosse


E' lunedì. Come ormai accade da un po', questa è l'ora che esco dallo studio della mia Doc. L'aria è appena frizzantina. La pioggia non c'è, ma le pozze a terra dicono che ha smesso da poco ed il cielo scuro promette che ce ne sarà ancora. Mi sento un po' più leggera. Accade sempre dopo Doc, ma a volte, come stasera, accade anche di sentire il dolore. Di nuovo.
Sono già sotto la metro e mentre aspetto mi siedo e mi fisso a guardare un ragazzo indiano. Ha il viso più stanco del mio e negli occhi lo sguardo di chi non ha molto da perdere. Forse ha già perso abbastanza. Ha un bel mazzo di rose bianche, rosa e molte rosse. Destinate a coppie assediate nei ristoranti del centro. Penso che io rose rosse non ne ho avute mai e questo mi fa sentire più triste. Non so perchè ma il dolore si scioglie nel petto e, invece di andarsene, si allarga come una macchia d'acqua senza freno. Cerco di ricordarmi, ma sono proprio sicura: non ho mai ricevuto in regalo un mazzo di rose, rosse. Mi chiedo perchè proprio ora mi sembri così importante.
Arriva la metro e salgo. Faccio solo una fermata ma basta per sentire una ragazza alle mie spalle che chiede all'indiano quanto viene una di quelle rose. - 2 euro.-
Non c'è contrattazione e lei la compra. Si apre la porta. E' la mia fermata. La goccia di lacrima che ho trattenuto fino a quel momento scende con me dal treno. Continuo ad avere l'immagine delle rose davanti agli occhi mentre penso che per curare le ferite non guarite bisogna tenerle pulite e, per pulirle, è necessario tenerle aperte.
Ma stasera fa stranamente tutto troppo male.

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