domenica 23 maggio 2010

SILENZIO

.....che fa rumore nel cuore

martedì 18 maggio 2010

L'educazione sentimentale

Mi chiedo spesso, ultimamente, se, una volta curato il dolore, torneranno ancora i sentimenti. Molto di quello che è accaduto nei tempi più e meno recenti mi ha portata a costruire solide barriere, a tirare su muri ben fatti e resistenti a parecchi tentativi di sfondamento. E dire che io a tirar su muri sono davvero brava. Mio papà, tra le altre cose, era anche ottimo muratore.
Scherzi a parte, non ho davvero il cuore di ghiaccio, ma forse è vero che in una routine quotidiana di vita, di modi e di incontri, purtroppo senza tanto sforzo, mi tengo alla larga dalle grandi emozioni, dagli scossoni, da ciò che potrebbe portare sorprese, non sempre belle, ma forse nemmeno sempre brutte. Non è facile per me accorgermene perchè intorno a questo meccanissmo ci ho ricostruito intorno la mia vita. Se il terreno emotivo non è più che sicuro (la casa, la famiglia e gli amici più stretti) io sfuggo abilmente a quasi tutto quello che potrebbe sconvolgere un equilibrio tutto mio e - ovvio dire a questo punto- solo apparente. Apparente perchè mai messo alla prova.
La domanda vera riguarda allora la possibilità di rieducare il corpo e soprattutto la mente all'emozione e ai sentimenti. L'educazione o rieducazione riguarda non il provare un sentimento o un emozione, ma il viverli. Potrebbe apparire la medesima cosa, ma c'è una sottile differenza. Io sono capace di amare nelle varie forme e provo emozioni più o meno forti, ma non le vivo veramente, eccetto quando la vita (per fortuna) prende il sopravvendo e mi travolge senza che io possa intervenire.
In generale è la mia razionalità che interviene preservandomi da ogni "rischio".
E forse questo è legato anche alla mia paura più grande che è quella della follia, del mancato controllo di se stessi e delle proprie reazioni...ma questa è un'altra storia.
Credo sia arrivato per me il momento di iniziare la mia educazione sentimentale.

lunedì 10 maggio 2010

Rose rosse


E' lunedì. Come ormai accade da un po', questa è l'ora che esco dallo studio della mia Doc. L'aria è appena frizzantina. La pioggia non c'è, ma le pozze a terra dicono che ha smesso da poco ed il cielo scuro promette che ce ne sarà ancora. Mi sento un po' più leggera. Accade sempre dopo Doc, ma a volte, come stasera, accade anche di sentire il dolore. Di nuovo.
Sono già sotto la metro e mentre aspetto mi siedo e mi fisso a guardare un ragazzo indiano. Ha il viso più stanco del mio e negli occhi lo sguardo di chi non ha molto da perdere. Forse ha già perso abbastanza. Ha un bel mazzo di rose bianche, rosa e molte rosse. Destinate a coppie assediate nei ristoranti del centro. Penso che io rose rosse non ne ho avute mai e questo mi fa sentire più triste. Non so perchè ma il dolore si scioglie nel petto e, invece di andarsene, si allarga come una macchia d'acqua senza freno. Cerco di ricordarmi, ma sono proprio sicura: non ho mai ricevuto in regalo un mazzo di rose, rosse. Mi chiedo perchè proprio ora mi sembri così importante.
Arriva la metro e salgo. Faccio solo una fermata ma basta per sentire una ragazza alle mie spalle che chiede all'indiano quanto viene una di quelle rose. - 2 euro.-
Non c'è contrattazione e lei la compra. Si apre la porta. E' la mia fermata. La goccia di lacrima che ho trattenuto fino a quel momento scende con me dal treno. Continuo ad avere l'immagine delle rose davanti agli occhi mentre penso che per curare le ferite non guarite bisogna tenerle pulite e, per pulirle, è necessario tenerle aperte.
Ma stasera fa stranamente tutto troppo male.